Sessismo nell’Esercito Elvetico. In Svizzera nasce il gruppo FiT composto da 120 soldatesse

I Tribunali Militari d’oltralpe hanno già emesso diverse sentenze al riguardo. Gli episodi denunciati sarebbero molti , al punto da indurre la nascita di un gruppo anti sessista composto da 120 soldatesse che chiedono rispetto ed uguaglianza.

di Chiara Gallè per Tio.ch 

BERNA – Molestate e perseguitate. Accusate di «portare sessualità in caserma», di essere entrate nell’esercito «soltanto per cercare compagnia». C’è anche un termine per indicarle: “materassi di truppa”. Capita che debbano dormire in albergo quando si bivacca per non doversi cambiare davanti agli altri.

Il tribunale militare ha emesso diverse sentenze nei confronti di superiori e soldati per episodi di sessismo. Si va da una pistola carica puntata alla testa per uno scherzo alla richiesta esplicita di abbassarsi i pantaloni, a ritrovarsi qualcuno che cerca di entrare nel proprio letto.

Mancano ancora le statistiche, ma le decisioni prese dal tribunale parlano di un problema che va risolto. Tant’è che 120 donne hanno formato un gruppo chiamato FiT, ovvero le donne in tuta mimetica, e vogliono rispetto e uguaglianza. Affermano che «serve urgentemente un ripensamento». Caroline Weibel, caposezione del battaglione di fanteria 20, ha dichiarato al SontagsZeitung che «il sessismo è una realtà con cui molte donne nell’esercito si confrontano. Più spesso di quanto pensi». Il gruppo FiT vuole la normalità.

Una recluta è entrata nell’armeria perché doveva recuperare una pistola. Ma il responsabile del deposito di armi ha chiuso a chiave il locale, con lei dentro, e le ha detto: «Se adesso ti dessi un ordine, sarebbe che ti devi abbassare i pantaloni». La recluta ha dichiarato in tribunale di essersi sentita «a disagio, molestata e vessata» e che ha temuto per la propria incolumità. Solo dopo alcuni minuti il responsabile ha lasciato andare la donna. Per difendersi davanti alla corte ha dichiarato: «Sapete da quanto tempo non tocco una donna?». Sempre lo stesso responsabile, valutato dai suoi superiori come un uomo rispettabile, si è vantato con delle soldatesse di aver visto alcune di loro nude e ha mostrato a un subordinato, senza che venisse richiesto, delle immagini di donne nude sul suo smartphone. Condannato dal tribunale a una multa di 600 franchi, più un’altra di 2’200 per molestie sessuali e violazione del regolamento, l’uomo oggi non è più chiamato in servizio.

Dai documenti del tribunale emergono altri episodi come questo. Una donna si è vista minacciare con una pistola carica da un superiore durante un gioco goliardico. L’ufficiale, indispettito da una battuta fatta dalla soldatessa, l’aveva minacciata di «scoparla». Secondo la corte l’arma è stata puntata per una «banalità» e per questo ha assegnato all’uomo una multa di 500 franchi più una condizionale di 8’000. L’esercito non ha dichiarato se l’uomo si torva ancora in servizio.

A detta della specialista nella diversità dell’esercito Marina Veil, «non ci sono quasi problemi con gli uomini che seguono regole di condotta comuni nella vita civile». Ma per il tribunale è centrale il fatto che nel servizio militare, dove le relazioni interpersonali di fiducia sono centrali, non c’è spazio per determinati comportamenti. Viola Amherd, capo dipartimento federale della difesa, coglie la necessità di un cambiamento culturale e il bisogno di corsi formativi per gli ufficiali dell’esercito.

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