SAF:Rinnovo del contratto 2019-2021 del comparto difesa sicurezza: non per un pugno di euro.

Fabio Perrotta

Lo scorso 27 ottobre sono state avviate le trattative per il rinnovo del contratto comparto difesa sicurezza del personale non dirigente relativo al triennio 2019/2021.

I lavori sono stati aperti dalla Ministra della Pubblica Amministrazione On.  Dadone con la partecipazione dei rappresentanti del governo delle Amministrazioni interessate, dei Sindacati delle Forze di Polizia a ordinamento civile e dei Cocer militari.

Un contratto scaduto il 31.12.2018, le cui trattative sono state avviate senza la previa audizione, in sede di predisposizione della legge di bilancio, delle Organizzazioni Sindacali del comparto, nonostante la previsione normativa che sancisce tale adempimento.

Una trattativa che preannuncia la concreta disattenzione alle necessità del comparto, nonostante le dichiarazioni di vicinanza e di comprensione espresse in occasione dei frequenti episodi di violenza verificatesi in diverse città italiane.

Non di meno i finanzieri, oltre a essere impegnati in attività di ordine pubblico in maniera intensa, si adoperano nel contrasto dell’indebita percezione di erogazioni pubbliche e dell’evasione fiscale legate all’emergenza sanitaria.

Le questioni in campo

Nonostante le dichiarazioni rilasciate dalle diverse parti politiche, a quanto pare solo a parole, sono diverse le questioni che dovranno essere affrontate nell’ambito della concertazione, tenendo conto della specificità delle forze di polizia.

Una specificità in nome della quale sono limitati i diritti costituzionali di poliziotti e, ancor più, di finanzieri e carabinieri.

Le questioni dovrebbero riguardare la retribuzione stipendiale, il compenso straordinario, le diverse indennità accessorie di servizi esterni, di specifiche indennità di turnazione, di reperibilità.

Così come sarebbero da affrontare, anche, i problemi irrisolti del mancato avvio della previdenza complementare, del trattamento previdenziale, dei sei scatti del TFS,  dell’anticipo del TFS, della defiscalizzazione degli incrementi retributivi delle componenti accessorie.

Intanto il Contratto di Lavoro dovrà includere tanto la parte economica che quella dei diritti, prevedendo forme di tutela della parità di genere, di tutela della famiglia, della tutela sanitaria e legale professionale.

Sicuramente occorrerà capire a quanto ammonterà sia l’aumento di retribuzione stipendiale e sia l’indennità con cui si vorrà remunerare l’ora di straordinario retribuita in misura minore dell’ora ordinaria.

Il salario accessorio, infatti, rappresenta una delle modalità attraverso cui poter implementare la funzionalità e l’efficacia operativa delle Forze di Polizia, contrassegnate da un’endemica carenza di personale.

Una carenza di personale dovuta certamente all’esigenze di Bilancio, ma anche a un’inadeguata distribuzione delle risorse umane, da parte delle Amministrazioni del Comparto, tema che è opportuno affrontare, almeno per la Guardia di Finanza, in altro ambito.

Rinnovo del contratto: Retribuzioni e straordinario adeguati?

Per comprendere la rilevanza della trattativa, è opportuno far riferimento al precedente Contratto di Lavoro per il triennio 2016-2018.

Gli incrementi mensili che il Contratto ha garantito, a regime dal 1° gennaio 2018 (dopo gli incrementi graduali del 2016 e 2017) variano nella misura dai 42,91 euro netti del Finanziere/Carabiniere/Agente, ai 56,06 euro netti del Capitano(Commissario Capo).

Aumenti risibili su cui c’è poco da aggiungere, ma che toccano il paradosso nella misura del compenso per il lavoro straordinario.

Ed è da considerare che, frequentemente, si tratta di ore di straordinario obbligatorie, o la cui necessità discende dalla necessità di poter conseguire quanto meno un reddito dignitoso.

Per capirne la portata, i compensi elargiti agli operatori di polizia consistono in:

  • 6,87 € per un’ora di straordinario di un Appuntato Scelto UPS/Assistente Capo “coordinatore”;
  • 7,41 € per un Brigadiere Capo qs/Sovrintendente Capo “coordinatore”;
  • 8,37 € per un Luogotenente cs /Sostituto Commissario “coordinatore”.

Sono queste le grandi somme corrisposte, e bisogna tenere conto che le esemplificazioni riguardano personale con anzianità di servizio di circa trent’anni.

Le differenze retributive del comparto difesa rispetto al pubblico impiego

In questo senso la retribuzione per lo svolgimento di ore di lavoro straordinario espletate dal personale del comparto è, in assoluto, la minore nell’ambito del pubblico impiego.

E’ una tematica rappresentata dalla maggior parte delle sigle sindacali delle Forze di Polizia a ordinamento civile, che pare opportuno chiarire.

Al riguardo è opportuno richiamare la disposizione dell’articolo 2108 del codice civile, la quale prevede; “In caso di prolungamento dell’orario normale, il prestatore di lavoro deve essere compensato per le ore straordinarie con un aumento di retribuzione rispetto a quella dovuta per il lavoro ordinario”.

Nel caso del comparto delle Forze di Polizia tale disposizione è del tutto ignorata.

E ciò a differenza del restante pubblico impiego, per il quale la misura oraria dei compensi per lavoro straordinario è determinata maggiorando la retribuzione oraria, nelle seguenti misure:

a) 15% per il lavoro straordinario diurno;

b) 30% per il lavoro straordinario prestato nei giorni festivi o in orario notturno (dalle ore 22 alle ore 6 del giorno successivo);

c) 50% per il lavoro straordinario prestato in orario notturno-festivo”

L’applicazione delle misure del compenso straordinario del pubblico impiego determinerebbe, per esempio, a favore di un Brigadiere Capo/Sovrintendente Capo gli incrementi da € 7,02  a € 11,20 nell’orario diurno, da € 7,95 a € 12,66 nel festivo o notturno, da € 9,17 a  14,61 nel festivo e notturno.

Una differenza economica evidente.

I sindacati militari esclusi dalla concertazione

Come è noto i sindacati militari non sono stati convocati alla trattativa, inevitabile conseguenza dell’approccio della politica e degli Stati Maggiori, che ha impedito l’immediata attuazione della sentenza n. 120/2018 della Corte Costituzionale.


Eppure la Consulta era stata chiara, aveva precisato che, in attesa dell’intervento del legislatore, per non rinviare il riconoscimento del diritto di associazione, sarebbe stata applicata la disciplina degli organismi della rappresentanza militare.

Ma tali disposizioni, confermate anche dal Consiglio di Stato, sono state del tutto disattese ed è per questo che i sindacati militari sono ora esclusi dalla trattative.

Rinnovo del contratto. Che fare!

Come detto, il nostro Sindacato è stato escluso illegittimamente dalla trattativa, per cui non possiamo che invitare le parti che ci rappresentano  a non accettare un rinnovo contrattuale che sia denigrante per gli stessi operatori di polizia e per i militari.

E ciò potrà avvenire solo attraverso l’unità di intenti dei rappresentanti presenti nella trattativa, affinché non si pregiudichino i diritti dei poliziotti, finanzieri, carabinieri.

L’obiettivo dovrebbe essere quello di tutelare il personale, in modo da evitare turni sfibranti e rimunerare in modo dignitoso le ore espletate.

Anche attraverso una gestione più oculata delle risorse umane disponibili da parte delle singole Amministrazioni.

Allora occorrerà raggiungere un accordo che possa, quanto meno, contemperare le legittime aspettative del personale alle esigenze di Bilancio statale.

Ma non per un pugno di euro. [F.P.]

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