Italia: 31 miliardi per la Difesa. Roma punta al target NATO del 2% e prepara il salto di qualità operativo. No a nuovi arruolamenti?

ROMA — Con un bilancio di 31,3 miliardi di euro, l’Italia conferma la volontà di rafforzare in modo concreto la propria capacità militare e la credibilità strategica all’interno dell’Alleanza Atlantica. Lo comunica il Ministero della Difesa nel nuovo documento programmatico, che segna un incremento del 7,2% rispetto al 2024 e traccia la rotta verso l’obiettivo del 2% del PIL richiesto dalla NATO.

Sebbene la cifra resti stabile fino al 2027, la struttura della spesa si evolve profondamente: vengono riclassificate come “spese per la difesa” anche voci prima escluse, come le pensioni del personale militare e parte dei costi dei Carabinieri, forza di polizia a ordinamento militare. In questo modo, la proiezione complessiva raggiunge 45,3 miliardi di euro, consentendo all’Italia di centrare simbolicamente il traguardo del 2%.

Nuove assunzioni e sfida del ricambio generazionale: il problema dell’età dei marescialli

Mentre il bilancio della difesa dell’Italia sale a livelli record, il ricambio generazionale nel personale militare rimane un fattore critico. Un nodo che emerge con forza riguarda in particolare la categoria dei marescialli, il cui numero, la distribuzione per età e la funzione all’interno della catena di comando rendono il deresponsabilizzarsi graduale dai ruoli apicali una questione urgente.

Il problema dell’età nei marescialli

  • Un documento del 2023 della Camera dei Deputati già avvisava del problema in seno alle forze armate. Dal dibattito parlamentare e dalle relazioni ufficiali emergeva che molti marescialli attualmente in servizio erano vicini all’età pensionabile e già operavano in situazioni di “anzianità elevata”. Per l’Aeronautica, ad esempio, nel luglio del 2023, si stimava che, su circa 19.000 marescialli,  11.000 sarebbero usciti per motivi anagrafici nei anni a venire.

  • Questa fuoriuscita massiccia, tuttora in corso,  porta a un rischio: mancheranno esperienze, competenze specifiche, memoria operativa, punti di riferimento per i più giovani.


Modernizzazione dei mezzi corazzati e nuove piattaforme terrestri

Il bilancio destina 100 milioni di euro all’ammodernamento dei carri Ariete C1, colonna portante della componente corazzata dell’Esercito Italiano, mentre 50 milioni finanziano lo sviluppo congiunto del nuovo carro Panther KF51 in collaborazione con la tedesca Rheinmetall.
A questi si aggiungono 130 milioni per il programma Lynx, veicolo da combattimento di fanteria di nuova generazione, concepito per garantire superiorità tattica e resilienza in ambienti ad alta intensità.


Potenziamento della componente aerea

Nel dominio aereo, Roma conferma la centralità del programma F-35 Lightning II, incrementando la flotta prevista da 90 a 115 velivoli e stanziando 735 milioni di euro per il 2025.
In parallelo, 625 milioni vengono assegnati al progetto GCAP (Global Combat Air Programme), il caccia di sesta generazione sviluppato con Regno Unito e Giappone, destinato a proiettare l’Aeronautica Militare in una nuova era di interoperabilità e superiorità multi-dominio.


Sorveglianza marittima e deterrenza subacquea

Il Mediterraneo torna al centro dell’attenzione strategica. Il Ministero della Difesa valuta infatti l’acquisto di sei velivoli da pattugliamento marittimo — tra cui il giapponese Kawasaki P-1 — per rafforzare la capacità di guerra antisommergibile (ASW) e di sorveglianza marittima a lungo raggio.
Un investimento iniziale di 30 milioni di euro nel 2027 darà il via al programma, volto a proteggere le linee di comunicazione marittime e contrastare la crescente presenza di sottomarini russi e cinesi nel bacino mediterraneo.


Sguardo al futuro

Nel complesso, il documento prevede 35 miliardi di euro di fondi per programmi di procurement nei prossimi 15 anni.
Una cifra che, se gestita in modo efficiente, potrà consentire all’Italia di colmare il gap tecnologico con gli alleati e di garantire forze armate moderne, interoperabili e pronte al combattimento in tutti i domini operativi: terra, mare, aria, spazio e cyber.


Analizzando il nuovo documento programmatico, non sembrano essere indicate novità sugli arruolamenti:

  • Non è indicato quanti nuovi arruolamenti saranno fatti in termini di truppe, marescialli, ufficiali ecc., né limiti d’età, né percentuali specifiche di immissione di personale nuovo.

  • Non appare una tabella nel DPP che fissi obiettivi numerici per l’“ingresso” di nuovo personale (oltre ai concorsi già in essere), almeno non nelle parti pubbliche e consultate.

  • Non c’è menzione di una politica strutturata nel documento che vincoli disponibilità finanziarie specifiche solo per nuovi arruolamenti, distinto da spese di mantenimento del personale presente, pensionamenti o uscite.

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