New York, 17 set. (askanews) – I problemi del cacciabombardiere F-35 non sembrano finire mai. E in qualche modo chiamano in causa anche l’Italia. Un mese e mezzo fa il primo squadrone era stato giudicato pronto per il combattimento, ma ieri l’Aeronautica militare Usa ha portato a terra 15 jet. Il motivo: il materiale di isolamento del sistema di raffreddamento all’interno del loro serbatoio “si spela e si sbriciola”. Si tratta dunque di un nuovo passo indietro per il programma più costoso nella storia del Pentagono e caratterizzato da anni di ritardi e spese ad esso associate sempre più elevati. Non a caso l’F-35 è stato ribattezzato come “il jet che odia il Pentagono”.
Il problema – scoperto sulla versione A dell’aereo, quella a decollo e atterraggio convenzionale – chiama in causa un totale di 57 caccia: 15 già in azione e 42 in produzione a Fort Worth, Texas. Nel primo caso 10 sono in Utah, uno in Nevada e quattro in Arizona; di questi ultimi, due appartengono alla Norvegia.
Nel secondo caso, spiega un comunicato dell’Air Force, appartengono agli Usa e 14 a nazioni estere senza però specificare quali. Un portavoce del programma F-35 sentito da AskaNews ha precisato che si tratta di Italia, Giappone e Israele.