Fight, Flight o Freeze, le risposte fisiologiche e psicologiche automatiche allo stress o al pericolo.
Roma. Ti è mai capitato di sentirti improvvisamente con il cuore che batte forte, le mani sudate e un nodo allo stomaco di fronte ad una situazione stressante? Non sei solo. Stai sperimentando la reazione di Attacco o Fuga (in inglese, Fight or Flight), una risposta automatica del nostro organismo (e di qualsiasi altro mammifero) che si attiva di fronte ad un pericolo imminente, preparando il nostro corpo a tutti gli sforzi necessari per combattere o evitare la minaccia.
Quando veniamo colti da uno stimolo inatteso, il nostro cervello attiva una forte risposta ormonale che genera nel nostro corpo tutta una serie di cambiamenti rapidi:
♦il cuore accelera per aumentare la circolazione e portare ossigeno ai muscoli, così da tenderli e prepararli all’azione;
♦la respirazione diventa rapida e superficiale;
♦si possono avvertire vertigini o capogiri a causa dell’aumento di ossigeno e adrenalina;
♦il sistema digestivo, non essendo essenziale per la sopravvivenza immediata, interrompe le sue attività, causando nausea, diarrea o la sensazione di “farfalle nello stomaco”;
♦infine, la visione diventa “a tunnel”, con la riduzione del nostro campo visivo per massimizzare la messa a fuoco sulla minaccia percepita.
Quando l’organismo percepisce di non avere alcuna possibilità di scappare o combattere in una situazione di minaccia estrema, subentra una terza reazione istintiva e cruciale: il Congelamento o Paralisi (in inglese Freezing).
Il Freezing è una particolare risposta del nostro corpo alla paura che si manifesta attraverso un rallentamento del battito cardiaco e l’immobilizzazione, appare come un totale o parziale “congelamento” della persona in situazioni di emergenza e può avere una durata che varia da pochi secondi fino anche a 30 minuti.
Questa paralisi solitamente viene indotta in quei momenti di caos o pericolo nei quali gli eventi si susseguono troppo rapidamente: se il cervello, infatti, non ha già “memorizzato” una reazione adeguata ad una specifica situazione di pericolo, l’impossibilità di elaborare un piano d’azione in tempi rapidi determinerà questa reazione di blocco.
Queste reazioni, anticamente cruciali per sfuggire ai predatori, oggi vengono attivate dal nostro corpo soprattutto di fronte a situazioni che non rappresentano pericoli di vita reali. Questo accade in quanto il nostro organismo non riesce a distinguere un pericolo reale da uno percepito (un colloquio di lavoro, un esame o il dover parlare in pubblico).
Tuttavia, quando queste reazioni si attivano troppo frequentemente, soprattutto in assenza di una minaccia concreta, si rischia di portare un individuo a sviluppare attacchi di panico o uno stato di ansia generalizzata. Negli attacchi di panico, l’ansia diventa disfunzionale perché i normali sintomi della reazione di Attacco, Fuga o Congelamento vengono interpretati in modo catastrofico.
Ad esempio, l’accelerazione del battito cardiaco, che è una normale risposta all’ansia, viene percepita come un imminente attacco di cuore. Questa percezione ingigantita genera una paura intensa che, a sua volta, aumenta ulteriormente l’ansia, peggiorando quindi i sintomi fisici e creando un circolo vizioso che si autoalimenta.
“La paura uccide più della spada” è una famosa frase di un celebre libro di George R. R. Martin. Ma è davvero così? Può la paura, o meglio, le reazioni alla paura influenzare il comportamento di una persona al punto tale da causarne la morte? La risposta ovviamente è negativa e la chiave per la gestione di queste tre risposte di emergenza risiede nell’apprendimento e nella consapevolezza. In situazioni di rischio, l’addestramento e la preparazione (come i training di evacuazione o l’insegnamento dei protocolli salvavita) si rivelano cruciali, poiché riducono il tempo di reazione e diminuiscono la probabilità di cadere nella paralisi da Freezing.
A livello individuale, imparare a identificare le specifiche situazioni che scatenano queste potenti reazioni ci consente di affrontarle in maniera più propositiva: prendere nota di quando e come si verificano le reazioni può fornire indizi preziosi per la gestione futura, soprattutto riconoscendo che i sintomi fisici che si sperimentano non sono altro che una reazione naturale, con un inizio, uno svolgimento e una fine. Questo permette di spezzare il circolo vizioso della paura e gestire in modo più efficace i segnali d’allarme del nostro corpo.
SIM CARABINIERI