Sergente di Marina congedato e morto per tumore. Viveva con 769€ al mese. La sentenza

Il Marinaio si ammalò di cancro  dopo essere rientrato da una missione in Kosovo. All’epoca si ipotizzo che avesse contratto il tumore per colpa dell’uranio impoverito . Oggi quel ‘ipotesi è divenuta realtà.

Il militare venne Congedato col grado di sergente nel 2011 con una pensione di 769 euro al mese. Per  protesta si incatenò davanti all’ufficio di rappresentanza della Regione Siciliana a Catania, rilasciando alcune dichiarazioni:

“Come posso vivere? 350 euro li verso alla mia ex moglie per il mantenimento delle nostre tre figlie e altri 350 li pago di affitto. Bisogna fare qualcosa per evitare che i miei compagni del Battaglione San Marco, che erano con me e sono stati a contatto con l’uranio impoverito, muoiano nel silenzio dello Stato che ci ha abbandonato“.↓


Salvatore Cannizzo decise poi di interrompere le cure.

”Non posso scegliere come vivere, però posso scegliere come morire, per questo ho deciso di non sottopormi più a chemioterapia”. Il suo tumore al cervello non gli lascò scampo, mori nel 2012 a causa di un oligoastrocitoma. Salvatore aveva solo 36 anni.

Secondo il  giudice della terza sezione civile del Tribunale di Catania , il decesso sarebbe sarebbe riconducibile all’uranio impoverito inspirato durante le sue missioni in Kosovo. Da quanto riporta il quotidiano La Sicilia, il giudice ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire i parenti della vittima per i cosiddetti “danni riflessi” subiti in quanto persone vicine e come conseguenza delle sofferenze o del decesso del loro congiunto, concordando in linea di massima con quanto sostenuto dall’accusa, secondo cui  il dicastero avrebbe “omesso di informare i militari dei rischi connessi all’utilizzo, nelle aree cui si trovavano a operare (in tesi, Albania, ex-Jugoslavia e Kosovo), di armamenti all’uranio impoverito”,oltre ad aver omesso di adottare le adeguate misure di prevenzione, precauzione e sicurezza. Continua ↓



Da quanto sentenzia il Tribunale di Catania, “si ritiene adeguatamente provato il nesso eziologico”, perché la patologia tumorale riscontrata, con alta probabilità, “trova causa efficiente nella esposizione all’uranio impoverito”.
“Invero – sostiene il Giudice – il Ctu rileva che il de cuius è stato esposto a fattori di rischio cancerogeno, in particolare a contaminazioni tossiche provocate dalla combustione e ossidazione dei metalli pesanti causate dall’impatto e dall’esplosione delle munizioni anche all’uranio impoverito, nonché alla conseguente contaminazione dell’acqua e dell’aria dei luoghi di lavoro”.

In sentenza, inoltre, il collegio giudicante ha ricordato gli studi e le indagini di organismi internazionali sulla correlazione fra l’esposizione all’uranio impoverito e l’insorgenza di tumori, che hanno spinto il governo degli Stati Uniti, l’Onu e la Nato a prendere misure di protezione, “conosciute dallo Stato italiano sin dal 1992”.




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