Fabio Perrotta
Finalmente una voce fuori dal coro, quella della senatrice Angela Bruna Piarulli (M5S), già direttrice del carcere di Trani, che propone per i militari una norma sulla libertà sindacale militare simile a quella della Polizia di Stato.
La senatrice il 7 ottobre aveva dichiarato: “Il Movimento 5 Stelle sta lavorando in Parlamento, alla Camera prima e ora al Senato, affinché venga licenziata la migliore legge possibile sulla rappresentanza militare, una legge che non sia frutto di compromessi al ribasso ma rappresenti invece un vero passo avanti in tema di rappresentanza sindacale militare sancendo finalmente reali diritti sindacali alle donne e agli uomini in divisa”.
Poi aveva spiegato che “la legge licenziata dalla Camera è suscettibile di miglioramenti e a questo scopo ho depositato in Senato una serie di proposte”.
E, infatti, il 30 settembre era stato presentato il Disegno di Legge n. 1950 a iniziativa Parlamentare della senatrice Angela Anna Bruna Piarulli (M5S).
Dopo l’annuncio nella seduta n. 260 del 5 ottobre 2020, il DDL è stato assegnato alla 4ª Commissione permanente (Difesa) in sede referente, il 2 novembre 2020.
Il disegno di legge
Ma cosa prevede il disegno di legge?
Semplicemente di estendere al personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare i diritti sindacali riconosciuti alla Polizia di Stato e alla Polizia penitenziaria.
La libertà sindacale va contemperata con la peculiarità del lavoro svolto dal personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare, del tutto assimilabile a quello svolto dagli appartenenti alla Polizia di Stato.
E ciò partendo dall’articolo 82 della legge n. 121 del 1981 (legge di riforma della Polizia di Stato) e dall’articolo 19 della legge n. 395 del 1990 (ordinamento del Corpo della polizia penitenziaria).
Disposizioni che prevedono che i sindacati tutelino gli interessi della categoria «senza interferire nella direzione dei servizi o nei compiti operativi ».
E il Disegno di Legge è disarmante nella sua semplicità di soli cinque articoli.
L’assimilazione dei sindacati militari a quelli della polizia a ordinamento civile, la devoluzione al giudice ordinario del lavoro per la soluzione delle relative controversie, le procedure di contrattazione e i limiti dei poteri negoziali, il criterio di rappresentatività al 4 per cento della forza sindacalizzata questo il contenuto dei primi tre articoli.
I successivi articoli 4 e 5 disciplinano la delega al Governo ad apportare le opportune e necessarie modifiche alle disposizioni del DDL e le disposizioni di copertura finanziaria.
Il modello sindacale della Polizia
Difficilmente questo Disegno di Legge, che fa gioire coloro che ambiscono alla realizzazione dei diritti dei cittadini-militari, potrà modificare i pregiudizi legislativi: dopo il riso l’oblio.
Ma ha il merito di riproporre, a distanza di quasi 40 anni, il modello sindacale della Polizia di Stato.
La storia ci racconta della riforma epocale dell’ex Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza: Un movimento democratico clandestino, sorto dalla base, fra le guardie e i sottufficiali, riuscì a condurre il corpo alla smilitarizzazione e alla sindacalizzazione.
Una riforma che non riuscì, però, ad altre forze di polizia come la Guardia di Finanza, in cui si accettò il compromesso della rappresentanza militare. Una riforma rimasta nell’oblio. [F.P.]
“La lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio.“ (Milan Kundera)
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