Lo scorso settembre Legambiente Lazio e il locale circolo dell’associazione del cigno verde hanno lanciato l’idea di un riuso della vasta area dell’aeroporto militare “G. Moscardini” di Frosinone per la realizzazione di un parco solare fotovoltaico e di una rete di comunità energetiche.
Questa proposta fa seguito ai recenti annunci dell’Aeronautica Militare relativi al prossimo trasferimento in altra sede della scuola di volo elicotteristica e del 72° Stormo di stanza nel capoluogo ciociaro, in conseguenza della riorganizzazione della componente aerea delle forze armate.
L’idea avanzata dagli ambientalisti ha suscitato sul territorio molto interesse e un consenso diffuso, ma anche qualche perplessità. La politica locale sembra avere timore di schierarsi.
Eppure questo tipo di interventi su aree militari dismesse non è certo una novità, almeno in Europa. Ciò non sorprende se si pensa al massiccio ridimensionamento dell’apparato di difesa dell’Occidente iniziato con la fine della guerra fredda e proseguito negli ultimi decenni sotto la spinta crescente delle esigenze di contenimento della spesa pubblica.
Del resto, l’idea di adibire terreni incolti e off-limits da lungo tempo ad un utilizzo che apporti vantaggi per la collettività e per l’ambiente appare sensata e in grado di mettere a tacere le opposizioni che invariabilmente si fanno strada allorché si propone l’installazione di grandi impianti fotovoltaici a terra su aree agricole o comunque su terreni vocati alla produttività. Questo articolo continua QUI