Interrogazione Parlamentare sulla missione in Afghanistan

L’onorevole Salvatore Deidda (FdI) ha presentato una interrogazione parlamentare insieme ad altri trentaquattro parlamentari.

L’interrogazione, rivolta al Ministro degli affari esteri e della Difesa, tra i diversi argomenti trattati, tende anche a chiarire gli aspetti che hanno condotto al licenziamento degli interpreti afghani che allo stato attuale – si apprende dai contenuti dell’ interrgazione – versano in serio pericolo di vita perché visti come traditori da alcune fazioni afghane. 

“I sottoscritti chiedono di interpellare il ministro della difesa, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell’interno, per sapere – premesso che:

recentissimamente, nel mese di dicembre 2020, le Commissioni esteri e difesa della Camera e del Senato hanno espresso parere favorevole sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante il riparto del fondo per il finanziamento delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione per l’anno 2020;

tra le missioni internazionali finanziate è ricompresa la Resolute Support Mission in Afghanistan, alla quale, per il 2020, l’Italia partecipa con 800 unità di personale militare, 145 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei, analogamente a quanto già previsto nel 2019, avuto riguardo alla quale il Governo, nella scheda relativa alla predetta missione, ha ipotizzato, nel corso del medesimo anno, una rimodulazione in senso riduttivo, in funzione dell’esito del processo elettorale e del miglioramento delle condizioni di sicurezza, pur con la precisazione che sarebbe continuata l’attività di ricerca della disponibilità di partner internazionali ad operare nel settore di responsabilità italiano, in coordinazione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al fine di coprire le posizioni lasciate libere dall’Italia;

in particolare, il Governo ha precisato che il contingente nazionale è schierato principalmente nella zona di Herat … garantisce la funzionalità dell’aeroporto di Herat … supporta le Afghan Security Institutions (Asi) e le Afghan National Defence Security Forces (Andsf)..: ciò perché la missione in questione –subentrata, dal 1° gennaio 2015, alla missione Isaf, conclusasi il 31 dicembre 2014– ha come obiettivo lo svolgimento di attività di formazione, consulenza ed assistenza a favore delle forze di difesa e sicurezza afgane e delle istituzioni governative e riflette gli impegni assunti dalla Nato ai vertici di Lisbona (2010), Chicago (2012) e Newport in Galles (2014);

il suindicato impegno è stato anche sostenuto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il quale con la risoluzione n. 2189 del 12 dicembre 2014 ha sottolineato l’importanza del continuo sostegno internazionale per la stabilizzazione della situazione in Afghanistan e l’ulteriore miglioramento della funzionalità e della capacità delle forze di difesa e sicurezza afgane, al fine di consentire loro il mantenimento, in autonomia, della sicurezza e della stabilità in tutto il Paese;

il piano di funzionamento della missione è stato approvato dai ministri degli esteri della Nato alla fine di giugno 2014 ed, allo stato, la missione non ha un termine di scadenza predeterminato: ciò nonostante, da quel che si è potuto apprendere dalla stampa, gli interpreti di nazionalità afghana, impiegati a supporto dell’attività italiana nella missione, avrebbero ricevuto le lettere di fine rapporto, senza la previsione, peraltro, di alcun tipo di misura atta a garantire la propria sicurezza e quella dei rispettivi familiari;

alcuni interpreti, da quel che risulta, avrebbero già ricevuto delle ritorsioni per la collaborazione con le forze occidentali, finanche rimanendo uccisi e tale problematica, già nota al nostro Governo, è stata anche affrontata, in passato, con la concessione della protezione internazionale per l’interprete e la propria famiglia;

quale che sia la futura decisione in ordine alla permanenza dell’Italia in Afghanistan, così come in altri teatri internazionali, appare necessario garantire ai collaboratori in questione le necessarie tutele, anche al fine di mantenere alto il profilo internazionale dell’Italia, evitando di essere tacciati come coloro che abbandonano al proprio destino i relativi collaboratori locali–:

se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti, nonché del numero effettivo di cittadini di nazionalità afghana impegnati in attività di collaborazione con le nostre forze armate, e quali iniziative intenda assumere al fine di predisporre un adeguato programma di protezione in favore di coloro i quali abbiano fattivamente collaborato con le nostre forze armate in Afghanistan e negli altri teatri di crisi internazionale”. (2-01059)

Deidda, Lollobrigida, Foti, Ferro, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Meloni, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi.

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