Alla vigilia della colossale esercitazione Nato nel Mediterraneo, il presidente dell’Icsa, il più autorevole think tank strategico italiano, si scaglia contro l’operazione. “Solo uno spreco di risorse in uno scenario da guerra fredda frutto della sudditanza verso gli Stati Uniti”
Mentre in Libia, in Iraq e in Siria proseguono i massacri, in tutto ilMediterraneo la Nato dà vita a un gigantesco wargame chiamato Trident Juncture: per quasi un mese 36 mila militari, 140 aerei e 60 navi di 30 Paesi si daranno virtualmente battaglia.
Una colossale esercitazione con ogni genere d’armamento hi-tech che ha indisposto pacifisti e ambientalisti. E che non convince nemmeno un ufficiale di lungo corso. «È un inutile spreco di risorse, che non serve assolutamente a nulla», sentenzia ilgenerale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, il più autorevole think tank strategico italiano.
Tricarico è stato comandante dell’Aeronautica e poi consigliere militare dei premier D’Alema e Berlusconi. Ma soprattutto ha avuto la regia della campagna aerea Nato sul Kosovo nel 1999, l’unico conflitto vinto esclusivamente con l’utilizzo dei raid dal cielo. Un’esperienza che è stata superata dagli insuccessi di quattordici anni di lotta contro le insurrezioni islamiste.
«Un’esercitazione per essere definita tale deve operare su uno scenario realistico, quanto più simile a quello in cui ci si può trovare a combattere. È lapalissiano.Altrimenti si tratta solo di uno spreco di risorse ed energie», taglia corto il generale Tricarico. «Il piano di Trident Juncture conta 203 pagine ma non c’è nessun contatto con le situazioni concrete con cui ci si è confrontati. Si ipotizza un conflitto simmetrico che io non riesco a vedere all’orizzonte».
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