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David Gomiero, 37 anni, muore dopo 19 anni di malattia iniziata durante il servizio militare. La famiglia denuncia: “La patria lo ha dimenticato”.


Una vita spezzata dopo il servizio militare

MESTRE — Si è spento a soli 37 anni David Gomiero, dopo 19 anni di sofferenza iniziata nel 2006, durante il servizio come militare volontario nell’85° Reggimento di Montorio Veronese.

La sua vita cambiò bruscamente il 19 giugno 2006, subito dopo una serie di vaccinazioni obbligatorie. Poche ore dopo comparvero i primi sintomi: nausea, debolezza, fotosensibilità e difficoltà a camminare. Da quel momento cominciò un lungo calvario tra ricoveri, diagnosi e terapie che non riuscirono mai a restituirgli la salute.

Negli ultimi anni David viveva nella casa di Spinea, accudito dai genitori, costretto tra letto e carrozzina.


La battaglia dei genitori per il riconoscimento dei diritti

Da quanto di apprende da “Il Gazzettino”, i genitori, Andrea Gomiero, carabiniere in pensione, e Silvana Miotto, hanno lottato fino all’ultimo per ottenere giustizia e il riconoscimento della causa di servizio.

Il caso era arrivato in Parlamento, coinvolgendo anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’attuale Presidente del Senato Ignazio La Russa. Tuttavia, nonostante una diagnosi di neuropatia tossica da metalli pesanti, a David non è mai stato riconosciuto ufficialmente il legame con il servizio militare.

«Nonostante tutto, non abbiamo ottenuto nulla – raccontano i genitori –. David ha vissuto quasi vent’anni prigioniero della malattia, con una pensione di invalidità inferiore ai 300 euro al mese. La sua vita è stata distrutta».


Il sogno di servire la patria

David frequentava il quarto anno dell’istituto professionale Luzzatti della Gazzera e sognava una carriera nell’esercito. Era un ragazzo sportivo e pieno di energia: il giorno prima dei vaccini aveva vinto una maratona sul Monte Bondone.

Poco tempo dopo, la sua salute peggiorò rapidamente. Nonostante le evidenti difficoltà fisiche, fu persino denunciato per diserzione perché non riuscì a rientrare in caserma.

Durante il processo, entrò in aula in carrozzina, riuscendo a malapena a reggersi in piedi. Fu assolto con formula piena: “Il fatto non sussiste”.

«Prima di partire era sano, controllato in ogni dettaglio – ricorda la madre –. Dopo quei vaccini non è stato più lo stesso. Diceva: mi hanno tagliato le ali».


“È partito per servire la patria, ma la patria l’ha dimenticato”

Negli anni, la famiglia ha cercato visibilità e sostegno, incontrando ministri, parlamentari e rappresentanti delle istituzioni. Nessuna promessa, però, si è tradotta in un aiuto concreto.

«Siamo stati lasciati soli – racconta la signora Silvana –. Abbiamo venduto tutto pur di garantirgli assistenza. È stato un cammino lungo e doloroso, ma non ci arrendiamo».

David è morto il 1° ottobre, sussurrando alla madre: “Ciao mamma, dormo perché sono stanco”.

I funerali si terranno sabato alle 15, nella chiesa di Santa Barbara, celebrati da don Valter Perini.

Per i genitori e il fratello, la morte di David non segna la fine del loro impegno:

«La sua battaglia non deve essere dimenticata. Chiediamo giustizia per nostro figlio, che è partito per servire la patria e ne è stato abbandonato».

IMMAGINE DI REPERTORIO

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