NSM è anche su TELEGRAM . Per saperne di più, clicca QUI
“Considerato il fallimentare risultato dell’Accordo 5 aprile 2017 tra le OO.SS. più rappresentative e l’allora vertice politico alla guida del dicastero Difesa (Pinotti-Rossi), il Comitato per la Specificità del Personale Civile della Difesa chiede a gran voce che si metta fine al trattamento sperequativo operato ai danni del personale civile della Difesa rispetto agli altri dipendenti pubblici con l’improcrastinabile apertura di in tavolo tecnico per la valutazione del transito in ‘regime pubblico’, art. 3 del Decreto Legislativo n. 165/2001 anche per personale civile della Difesa”. E’ quanto recita un comunicato a firma del Comitato, che torna su una vicenda spesso passata sotto silenzio.
“Ad oggi nessuno dei punti del sopracitato Accordo del 05 aprile 2017, enfatizzato dalle OO.SS. CGIL UIL e FLP come storico e per questo diffuso alla stampa, risulta essere stato positivamente chiuso lasciando sospese – scrive il Comitato -, tra le altre: l’istituzione a partire dall’anno 2017 del fondo integrativo per l’equiparazione economica del personale civile della difesa, con attribuzioni economiche fisse, ricorrenti e, soprattutto, pensionabili; la tabella di equiparazione ruoli militari/qualifiche funzionali del personale civile della difesa concordata nel 2013; a partire dal primo gennaio del 2018 e a cominciare dal personale della prima area, l’avvio delle progressioni tra le aree funzionali già finanziate”.
La richiesta da parte del Comitato “fa parte di una soluzione già prospettata dalla stessa Amministrazione Difesa nelle 2016 riportando che ‘potrebbe rappresentare un approdo finale di lungo termine ma appare non perseguibile al momento atteso che: occorrerebbe, in primis, dare al personale civile un nuovo ordinamento tutto da pensare, dovrebbe essere concordata con i Sindacati la maggior parte dei quali ha forti perplessità se non contrarietà, potrebbe anche non necessariamente dare i benefici economici auspicati’. ‘Perplessità/contrarietà’ dei sindacati per evidenti ragioni di rappresentatività forse messa in discussione?
Appare quindi necessario ed indispensabile – prosegue il Comitato – un serio esame della problematica riguardante la condizione dei dipendenti civili della Difesa a causa di evidenti e non più tollerabili criticità di natura giuridica ed economica, oltre che di pari opportunità, essendoci un gap economico in negativo che arriva a sfiorare il 30% rispetto ad altri dipendenti del Comparto ed alla componente militare non operativa che, per effetto del D.Lgs.94/2017, riguardante il riordino delle carriere del personale militare, ha visto incrementata la parte dirigenziale della Difesa di oltre 10.000 dirigenti esclusivamente militari, pur in assenza di posti tabellari, con il transito del personale non idoneo al servizio militare con il grado di Primo Maresciallo nei ruoli civili della Difesa con profilo professionale di Funzionario Terza Area F3, spesso senza il rispetto dei requisiti minimi previsti per l’accesso alla carriera come il possesso del titolo di studio adeguato ed accademico. La richiamata soluzione fortemente sostenuta dal Comitato e da alcune sigle sindacali (Intesa e USB) è l’unica strutturale e sistemica che possa risolvere tali criticità e rendere ‘il personale della Difesa (militare e civile) una forza integrata’ anche nel rispetto delle pari opportunità e dei diritti maturati. Questo chiedono al Ministro della Difesa ed ai componenti delle Commissioni Difesa di Camera e Senato”.