La giustizia italiana non finisce mai di stupire. A farne le spese questa volta è un militare degli alpini. Colpevole o meno, è impensabile che un processo debba protrarsi per 12 anni nelle varie sedi di giudizio.
Tutto ebbe inizio nel lontano 2007. Lei, all’epoca soldato semplice (oggi caporal maggiore),lui Sergente. Dalle dichiarazioni rese in aula dalla ragazza nei vari processi, poche ore prima dell’insano bacio, si è appreso che i due andarono in farmacia:”Mi diceva che ero bellissima «andammo in farmacia, gli dissi che dovevo comprare una crema» – «Te la spalmerei su tutto il corpo» «Ma sergente cosa sta dicendo?» avrebbe risposto lei in maniera stizzita.
Poco dopo eseguirono un sopralluogo con la Land presso una polveriera. A detta della soldatessa, il Sergente accostò il mezzo militare, allora lei rivolse il viso verso il finestrino tenendo il bavero della mimetica leggermente alzato. Lui le chiese di poterle dare un bacio, poi di fronte al silenzio della ragazza, passò ai fatti . «Continuava a riempirmi di complimenti, a dirmi che ero bellissima». «Mi disse che credeva io fossi interessata a lui, ma si sbagliava».
Dopo l’episodio, tornarono in caserma e la soldatessa si confidò con alcune colleghe e con il proprio superiore diretto, un Caporale. In seguito depositò una relazione scritta al proprio comando. Da quel momento per il Sergente, che aveva sempre negato di averle dato quel bacio sul collo, si instaurò una infernale azione giudiziaria, conclusasi ( almeno per ora) lo scorso martedì 19 febbraio 2019.
“Assolto perché il fatto non costituisce reato”. È questa la sentenza della Corte d’Appello, giunta dopo ben 12 anni dai fatti. Annullata quindi la sentenza del Tribunale di Brescia che aveva visto il Sergente condannato a 8 mesi e 24 giorni di reclusione .
Da un articolato resoconto della trafila giudiziaria subita dal Sergente degli Alpini fornita dal “il giorno”, si comprende di quanto possa essere logorante il sistema giudiziario italiano . Lui, N.M. , ha sempre negato di averle dato quel bacio, lei si è sempre dichiarata turbata da quell’episodio. La difesa dell’ Alpino ha sempre sostenuto che fosse stata la soldatessa a “sollecitarlo” , mentre la pubblica accusa ha sempre sostenuto il contrario, ovvero che la donna avesse costantemente cercato di respingere le avance di quel militare. La ragazza non avrebbe mai presentato denuncia.
La vicenda giudiziaria ebbe inizio presso la procura militare di Verona, dove terminò con un’ assoluzione. Fu poi la volta della giustizia ordinaria. L’alpino patteggiò 14 mesi e fece ricorso in Cassazione. Fu nuovamente assolto in quanto il reato venne “ritenuto insussistente”. Nel 2013 venne instaurato un nuovo processo conclusosi con una condanna a un anno e 8 mesi di reclusione, ma il processo venne annullato, in quanto fu sollevata l’eccezione del “legittimo impedimento” poiché l’imputato non era presente in aula per malattia. Nel febbraio 2018 , ancora una condanna dal tribunale di Brescia : 8 mesi e 24 giorni .Lo scorso martedì l’assoluzione della Corte d’ Appello dall’infamante accusa di violenza sessuale.