S.A.F.: Festa del 4 novembre. Un popolo unito sotto la stessa bandiera ma non nei diritti.
Fabio Perrotta*
Il 4 novembre si celebra il “Giorno dell’Unità Nazionale” e la “Giornata delle Forze Armate”. Quest’anno il claim è “Io ci credo”.
E noi crediamo nell’Unità Nazionale e nelle Forze Armate, nelle Forze di Polizia, nella Protezione Civile, nei medici e negli operatori sanitari, in tutti i lavoratori donne e uomini che, con il loro apporto, contribuiscono a tenere unito il nostro Paese.
Questa però è il giorno dell’unità nazionale ma è, anche, la giornata delle quattro Forze Armate: Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri.
Ecco che qualcuno potrebbe domandarsi che c’entra la Guardia di Finanza?
Ebbene la Legge n. 189/1959 concernente l’ordinamento del Corpo della Guardia di Finanza, ha definito lo stesso parte integrante delle Forze Armate e della forza pubblica.
Una particolarità, quella di essere parte delle Forze Armate, non percepita dall’opinione pubblica, la quale difficilmente identifica i finanzieri in dei militari.
Finanzieri chiamati a svolgere precipuamente compiti di polizia economico-finanziaria o, se del caso, di concorso nella sicurezza interna.
La Guardia di Finanza, infatti, concorre alle operazioni militari solo in caso di operazioni belliche, nel cui caso è soggetta all’autorità del Ministro della Difesa.
D’altronde, i profili di particolare specificità della Guardia di Finanza, sono stati riconosciuti dal Comitato Europeo dei Diritti Sociali (CEDS), che ha censurato l’Italia sul reclamo n. 140/2016, inerente ai diritti sindacali.
Uniti sotto la stessa bandiera ma non nei diritti costituzionali negati ai militari.
Ciò in cui crediamo sono i principi e le libertà garantiti dalla Costituzione.
Forse, è per questo, che non riusciamo a comprendere la negazione di quei diritti che vengono limitati ai militari, a priori, in ragione di una prospettata e indifferenziata “specificità militare”.
E ciò, senza alcuna distinzione tra diritti soggettivi e interessi legittimi dei cittadini militari in tempo di pace.
Il riferimento è alla libertà sindacale del personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia ad ordinamento militare, che il disegno di Legge in esame al Senato si appresta ad approvare dopo oltre due anni.
Una Legge in cui si dimenticano quei diritti riconosciuti nella più ampia libertà di associazione e di libera organizzazione sindacale, affermata negli articoli 18 e 39 della Costituzione.
Diritti che non possono prescindere dal rispetto dei principi fondamentali di dignità sociale e di manifestazione di libero pensiero, previsti rispettivamente negli articoli 3 e 21 della stessa Carta Costituzionale.
E allora riprendendo le parole dello spot istituzionale del 4 novembre: Crediamo in un Paese e nella sua gente, crediamo nell’impegno e nel coraggio, crediamo nell’alzare lo sguardo e nel valore dell’altro, crediamo nel domani e nell’Italia che spera, perché sia un popolo unito sotto la stessa bandiera, ma crediamo anche in un popolo unito nei diritti.
E’ solo così che potremo davvero affermare “Io ci credo”.
* Segretario Provinciale Genova del Sindacato Autonomo dei Finanzieri
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