Venticinque anni fa veniva abbattuto l’aereo di Maurizio Cocciolone «Felice di non essere dimenticato»

My name is Maurizio Cocciolone and I’m a captain from Italian Air Force». Sono passati 25 anni (era la notte tra il 17 e 18 gennaio del 1991) e mette ancora i brividi rivedere quel video in cui l’allora navigatore dell’Aeronautica, nato all’Aquila il 22 settembre 1960, il volto tumefatto e l’aria frastornata, risponde alle domande dei soldati iracheni che lo tenevano prigioniero dopo essere stato abbattuto a bordo di un caccia Tornado assieme al pilota toscano Gianmarco Bellini. I due rimasero reclusi per 47 giorni prima di essere liberati.

«Da un lato ho il rammarico di non fare più parte, dopo 40 anni di servizio, dell’Aeronautica, cui ero legato da una vera passione, dall’altro mi restano brutti ricordi che vorrei dimenticare ma che, ovviamente, non andranno mai via», spiega dal Brasile, dove ha impostato una parte della sua nuova vita assieme al fratello Paolo, rispondendo su quali sensazioni siano ancora vivide ora che è passato un quarto di secolo.

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