ROMA – Con quattro pronunce gemelle, le sentenze nn. 12, 13, 14 e 15 del 2025, l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha segnato un passaggio storico nella tutela dei militari esposti a uranio impoverito o a nanoparticelle di metalli pesanti durante missioni all’estero o presso poligoni di tiro in Italia.

Nelle decisioni, pubblicate il 7 ottobre 2025, i giudici amministrativi hanno chiarito che l’articolo 603 del codice dell’ordinamento militare, come modificato dal decreto legge 228 del 2010 (convertito nella legge 9 del 2011), riconosce un rischio professionale specifico per il personale delle Forze Armate impiegato in tali contesti.

Secondo la Plenaria, la norma prevede una presunzione relativa del nesso di causalità tra l’esposizione a sostanze pericolose e l’insorgenza di patologie tumorali. In altre parole, il militare colpito da malattia non deve più dimostrare in modo pieno e certo il collegamento diretto con il servizio: sarà invece l’amministrazione a dover provare l’origine extra-lavorativa della malattia per negare il riconoscimento della causa di servizio.

Una svolta che, di fatto, alleggerisce l’onere probatorio per le vittime e i loro familiari, dopo anni di battaglie legali e scientifiche segnate dall’incertezza. “Il legislatore – si legge nella motivazione – ha inteso agevolare il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio in contesti dove l’accertamento medico-scientifico risulta complesso e incerto”.

La decisione dell’Adunanza Plenaria arriva dopo un lungo percorso giurisprudenziale che, nel tempo, aveva dato luogo a orientamenti contrastanti. Ora, la posizione più garantista viene consolidata in via definitiva, offrendo un punto fermo alle centinaia di procedimenti pendenti davanti ai tribunali amministrativi.

La sentenza è stata accolta con favore dalle associazioni dei militari e dai legali che da anni si battono per il riconoscimento delle patologie correlate all’uranio impoverito. “È un atto di giustizia atteso da oltre vent’anni”, commentano i rappresentanti del Comitato vittime dell’uranio, sottolineando come il Consiglio di Stato abbia finalmente riconosciuto “il sacrificio di chi ha servito lo Stato in contesti ad alto rischio”.

Con queste pronunce, il massimo organo della giustizia amministrativa traccia un principio destinato a incidere profondamente non solo sui contenziosi in corso, ma anche sulle future politiche di tutela sanitaria e previdenziale del personale militare.

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