ULTIME NOVITA’ SUL RINNOVO DEL CONTRATTO COMPARTO DIFESA E SICUREZZA PER IL TRIENNIO 2022-2024.

 24 maggio 2024 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

Con un articolo pubblicato il 29 aprile 2024 sono stati stimati gli aumenti lordi della retribuzione fissa per ogni singolo grado successivamente alla definizione degli aumenti medi, comprensivi delle competenze accessorie, possibili grazie alla conferma, nel primo incontro del tavolo del 24 aprile per il rinnovo del contratto, dello stanziamento del Governo di 1,5 miliardi per il triennio 2022-2024

Il giorno 8 maggio 2024 si è tenuto il secondo confronto tra il governo, i sindacati e le associazioni professionali a carattere sindacale tra militari rappresentative di Forza Armata e di Polizia a ordinamento militare che all’unisono hanno rimarcato che le risorse messe a bilancio dal governo non sono sufficienti a dare un salario dignitoso ai lavoratori della sicurezza e della difesa; infatti, mentre l’Istat certifica che per il solo 2022 e 2023 l’inflazione è stata del 13,80%, il governo ha stabilito un aumento degli stipendi dello 0,5% e un aumento per l’intero triennio del 5,89% a fronte di una inflazione stimabile nello stesso periodo di circa il 15% (acquisita a tutto aprile al 14,4%).

Altrettanto condivisa la proposta di utilizzare tutte le risorse attualmente disponibili per aumentare solo il trattamento fisso per garantire a tutto il personale il massimo incremento stipendiale, rinviando ad un ulteriore stanziamento per l’aumento della parte accessoria.

Si ritiene utile evidenziare una riflessione fatta dalla Federazione Sindacati Aeronautica Militare (delegazione composta da USAMI, SIAM e SIULM) sul paradosso che mostra come nello stesso periodo di riferimento l’adeguamento delle pensioni, nonostante il governo abbia fatto cassa sui pensionati, è stato notevolmente superiore al 5,89%, come vedremo più avanti con un esempio pratico, significando che non può essere in alcun modo accettabile che chi lavora debba essere penalizzato rispetto a chi sta a casa e che tale squilibrio spinge tanti a lasciare il servizio per beneficiare delle perequazioni annuali previste per chi è in quiescenza.

Infine, è opportuno sottolineare che anche se il triennio 2022-2024 mostra un miglioramento significativo rispetto alle tornate contrattuali precedenti non copre che un terzo dell’inflazione del periodo, mentre gli incrementi medi nel 2016-2018 e nel 2019-2021 furono superiori all’inflazione

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