L’inchiesta sul petrolio avviata dalla procura di Potenza, che vede indagato per abuso d’ufficio anche il capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, potrebbe avere come conseguenza positiva una velocizzazione dell’iter per l’attuazione pratica del Libro bianco della Difesa, rimasto per ora sulla carta. Secondo Il Messaggero del 10 aprile, infatti, nei prossimi giorni dovrebbero essere presentate in Parlamento le modifiche legislative all’ordinamento militare sui capitoli fondamentali della riforma: dalla governance all’organizzazione. Una struttura più snella, maggiore potere al vertice dello Stato maggiore della Difesa e dunque minore autonomia per le singole Forze armate sarebbero stati nel mirino di De Giorgi che, secondo quanto risulta dalle intercettazioni effettuate durante l’inchiesta, avrebbe cercato di porre degli ostacoli al lavoro del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e del capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano.
Non è un mistero che, storicamente, il difetto principale delle Forze armate sia quello di una difesa corporativa del proprio settore, unita a un’idiosincrasia per quelle razionalizzazioni che comportano rinunce. Nello stesso tempo, è chiaro da anni che la Difesa ha bisogno di conciliare l’efficienza con l’operatività, mentre i governi continuano a tagliare i fondi. In questo quadro, e in attesa degli sviluppi dell’inchiesta, De Giorgi da un lato ha ottenuto la Legge navale, dall’altro avrebbe cercato di rallentare il più possibile il Libro bianco.