Il paradosso del Tfs/Tfr per dipendenti pubblici sembra non finire mai. Soldi versati per decenni alle casse dello stato e trattenuti ingiustamente per anni, in beffa alla sentenza n.130 depositata già da due anni, nella quale la Corte Costituzionale dichiarava espressamente anticostituzionale il differimento e la rateizzazione del Tfr e del Tfs.
Ma questo non interessa alla politica e ai politicanti. La stessa Inps che elargiva il Tfs soltanto previo pagamento di una “penale” ( ti do i tuoi soldi ma mi devi pagare un interesse) e che chiedeva l’1% sul totale del Tfs dovuto, da oltre un anno non eroga più nemmeno in questa forma.
Infatti collegandosi al sito dell’Istituto previdenziale per richiedere il proprio danaro, il dipendente pubblico in quiescenza ( che vogliamo sottolineare, a differenza del privato non può chiedere alcun anticipo di Tfs/Tfr durante la vita lavorativa), pur disposto a pagare una tassa tutta italiana, trova questo avviso:
L’anticipazione ordinaria del Trattamento di Fine Servizio (TFS) è una prestazione che è stata erogata tra il 1° febbraio 2023 e il 24 aprile 2024. Attualmente non è possibile presentare domanda; il servizio resta disponibile per la sola consultazione delle domande presentate prima del 24 aprile 2024.(Leggi tutto)
Le convenzioni con le banche
In questo periodo stiamo cercando di rendere chiaro e comprensibile a quanto ammonterebbe la richiesta di un “finanziamento” (perché ormai di questo si tratta) alle banche convenzionate con l’Inps, le quali erogherebbero, a detta loro, a “tasso agevolato” una parte fel Tfs/Tfr spettante, fino a 45.000 euro.
In effetti, con sorpresa, abbiamo scoperto che alcune finanziarie ed alcune banche erogano anche tutto il Tfs, ma fuori convenzione., quindi il tasso è da definire con l’agente di turno.
Il tasso “agevolato” invece, oggi è all’incirca del 2,7% su una somma di 45.000 euro, ma per richiederlo bisogna presentare alla banca la quantificazione del Tfs/Tfr rilasciata dall’Inps.
Quindi è necessario adempiere ad una serie di pratiche burocratiche che possono essere intraprese soltanto dal giorno del pensionamento in poi , direttamente dal sito dell’Inps.
L’Inps rilascerà detta quantificazione entro 90 giorni ( avete letto bene) e soltanto dopo aver ricevuto dall’Istituto presso il quale il dipendente pubblico prestava servizio, un documento amministrativo riassuntivo dei contributi versati.
Una volta in possesso di questo documento, il dipendente pubblico potrà andare a contrattare con banche e finanziarie per avere i propri soldi indietro, oppure potrà tranquillamente attendere gli attuali tempi biblici, magari sperando nell’intervento di qualche politico in cerca di voti.
La scelta è del tutto personale. Perché? Perché volendo fare un esempio, con una parte del Tfs/Tfr si potrebbe estinguere un mutuo in corso e recuperare il pagamento della penale direttamente dagli interessi non pagati sul mutuo.
Le diffide
Detto quanto sopra, vogliamo sottolineare un articolo di PA Magazine, nel quale si evidenzia la dichiarazione del segretario generale di Confsal Unsa, Massimo Battaglia, che nelle passate settimane aveva scritto proprio su PaMagazine che sarebbero state presentate centinaia di diffide di dipendenti pubblici che, richiamandosi alla sentenza numero 130 del 2023 della Corte Costituzionale, l’ultima delle due emesse in materia, chiedono uniformità di trattamento con i colleghi privati», Leggi l’articolo completo sul TFS/TFR QUI
Seguiranno aggiornamenti