 15 ottobre – 1° Lgt. in pensione PISTILLO Antonio

Come evidenziato in precedenti articoli e, in particolare, con quello pubblicato il 2 ottobre 2023, la prima riforma fiscale del governo Meloni è stata una beffa, in quanto l’estensione della prima aliquota fino al reddito previsto per il secondo scaglione ha prodotto risparmi impercettibile su stipendi e pensioni, come da tabella a seguire.

Inoltre, la riforma fiscale (articolo 2 del D. Lgs. 30 dicembre 2023, n. 216) ha apportato alcune modifiche alla disciplina delle detrazioni per oneri, prevedendo, per i contribuenti titolari di un reddito complessivo superiore a 50.000 euro, una riduzione di un importo pari a 260 euro dell’ammontare della detrazione dall’imposta lorda spettante per l’anno 2024.

Pertanto, i contribuenti con un reddito sopra tale soglia che hanno fruito, in dichiarazione dei redditi 2024, di detrazioni di imposta per oneri diversi dalle spese sanitari, dall’erogazioni liberali in favore dei partiti politici e premi d’assicurazione per rischio eventi calamitosi, di fatto non hanno beneficiato di nessuna riduzione della tassazione.

Tuttavia, la franchigia valeva solo per l’anno di imposta 2024, pertanto la sterilizzazione non troverà applicazione nella prossima dichiarazione dei redditi e quindi anche i percettori di reddito sopra 50 mila euro fruiranno di una riduzione delle tasse di 260 euro annui per i redditi dal 2025. In sintesi, a legislazione vigente il beneficio del passaggio da 4 a 3 aliquote Irpef, con decorrenza dall’anno di imposta 2025, è “strutturale” anche per i percettori di reddito sopra i 50 mila euro, nel senso che il risparmio fiscale di 260 euro sarà da quest’anno e per sempre.

Il ceto medio nelle precedenti manovre di bilancio è stato trascurato dal governo Meloni che pare voglia rimediare, prevedendo nella prossima legge di bilancio una riduzione della tassazione per questa categoria, attraverso una diminuzione dal 35 al 33% dell’aliquota per i redditi da 28 a 50 mila euro, come da tabella a seguire.

 

Questa è l’ipotesi più accreditata che trova conferma negli organi di informazione che in questi ultimi giorni hanno anche ipotizzato che sarebbe intenzione del governo introdurre un meccanismo di sterilizzazione sopra una certa soglia di reddito.

Infatti, il sostegno fiscale ai redditi non si ferma a quota 50 mila, ma si farà sentire anche su chi dichiara entrate più alte, dunque anche i milionari beneficerebbero dello stesso identico sconto pensato per la classe media. Pertanto, per evitare di disperdere risorse che finirebbero a chi non ne ha bisogno, i tecnici del MEF stanno mettendo a punto un meccanismo di sterilizzazione, simile a quello già introdotto nel 2024.

Al momento non si conosce la soglia di intervento che, secondo fonti di governo, potrebbe essere di 200 mila euro che non produrrebbe un grosso risparmio per le casse dello Stato, configurandosi più come un’azione simbolica che come una reale misura di contenimento della spesa. Per questo, sui tavoli tecnici si valutano anche altre soglie, probabilmente più basse, per trovare il giusto equilibrio tra le esigenze di bilancio e la volontà politica di non penalizzare quella fascia di popolazione considerata “ceto medio allargato”.

La tabella a seguire mostra il totale della minore tassazione in caso di riduzione della seconda aliquota al 33% fino a 50 mila euro, ipotizzando una sterilizzazione a 100/150 mila euro.

Infine, non è da escludere del tutto l’estensione, entro la fine della legislatura, fino a 60 mila di reddito dell’aliquota del 33%, ma con una franchigia permanente crescente, oltre i 60 mila euro, al crescere del reddito, nella modalità ipotizzata nella tabella a seguire.

 

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