Storia di un militare in quarantena, tra chi vuole metterlo alla gogna e le istituzioni che lo difendono

La storia che vi proponiamo di seguito riguarda un militare, uno dei tanti che in questo mese di emergenza è risultato positivo al covid19. La quarantena la sta trascorrendo nella sua casa di Castrovillari, in Calabria. Qualcuno però è venuto a sapere di quel soldato e nei social è iniziata la caccia all’uomo. Si cerca colui che potrebbe contagiare tutto il paese,  mentre nessuno si preoccupa dei retroscena che ogni militare contagiato è costretto a vivere.

CASTROVILLARI – Da qualche ora per tutti è il primo caso di Covid 19 della città di Castrovillari. Ma dietro la storia del militare in servizio in Molise si nasconde una vicenda fatta di responsabilità, rispetto delle regole e senso di comunità che forse in pochi conosco e che invece dovrebbe essere patrimonio comune della città, visto che tutti cercano di scoprirne l’identità più che approfondire la sua vicenda.



Al militare castrovillarese – si apprende da abmreport – il 16 marzo viene chiesto, dalla sua catena di comando, di far ritorno al proprio domicilio in quanto nella caserma dell’esercito italiano dove presta servizio viene scoperto un caso positivo.

Un commilitone, reggino di origine e che oggi figura tra i casi positivi della Calabria, risulta contagiato dal Coronavirus e la caserma deve essere bonificata. Il giovane castrovillarese è terrorizzato al pensiero di dover far valigia e tornare a casa senza sapere se le sue condizioni di salute permettono di viaggiare in sicurezza. Chiama il medico curante che in coscienza si mette subito in contatto con il Sindaco, Domenico Lo Polito, per informarlo sul ritorno del giovane.

Si decide insieme alla famiglia di far sostare il ragazzo, per la quarantena obbligatoria alla quale sarà sottoposto, in una casa di campagna dove abita l’anziana nonna che nel frattempo viene trasferita a casa dei genitori. Il viaggio in auto da solo, senza soste intermedie, fino al domicilio assegnatogli (che è stato rifornito di tutto il necessario per i 14 giorni di isolamento) è solo da immaginare. Il ragazzo arriva non vede nessuno e si sottopone alle ferree regole della quarantena come senso di alta responsabilità verso la sua famiglia, in primis, e la comunità di Castrovillari alla quale è legato.

La sua presenza viene segnalata al servizio di igiene pubblica – come prevede la prassi – e solo la sua insistenza (pur essendo alla fine della quarantena e non avendo registrato sintomi di alcun tipo) riesce a far si che l’Asp di Cosenza, pochi giorni fa, si rechi presso il suo domicilio per effettuare il tampone, che risulterà positivo nella giornata di ieri. Il suo medico curante, che lo monitorata telefonicamente dal giorno del suo arrivo senza mai essere entrato in contatto con lui, così come la famiglia che non lo ha mai incontrato rispettando alla lettera le disposizione dell’isolamento volontario, ricevono la notizia prima dai social e dai giornali che dagli organi preposti.



Un’assurdità in una vicenda tanto delicata quanto bisognosa dei passaggi istituzionali del caso. Il giovane, la sua famiglia, il medico curante hanno dimostrato grande senso di responsabilità e rispetto delle regole che possono salvare la città da un contagio indiscriminato. E basterebbe questo per fermarsi alla notizia del primo caso di positività, senza aver bisogno di indagare sulla sua identità e metterlo alla gogna che non merita e non serve.

La comunicazione ufficiale sulla sua positività è arrivata solo stamane a chi doveva sapere, mentre il mondo dei social media aveva già dato in pasto il caso a tutto il popolo incurante della dignità e della dimensione personale di chi oggi vive una difficoltà. Auguriamo al giovane – che risulta asintomatico e rimane in quarantena in casa da solo secondo i protocolli fino al prossimo tampone negativo – una pronta ripresa e un ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile. Oggi più che mai è il caso di dire a lui e tutti noi #tuttoandràbene se, come ci ha ricordato il Papa pochi giorni fa, ci ricorderemo che in questa emergenza siamo tutti sulla stessa barca, tutti.

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