La storia che proponiamo di seguito ha dell’incredibile e qualora venisse confermata potrebbe avere dei risvolti insoliti . La denuncia è stata pubblicata dal SIULM ” Sindacato unitario Lavoratori Militari“. La proponiamo di seguito integralmente auspicando una rapida e pacifica soluzione della vicenda.
IL MOBBING MILITARE CHE INIZIA DALLE BANANE !
Riceviamo, pubblichiamo e seguiamo con attenzione….
La storia in atto riguarda un militare sottufficiale dell’ Esercito Italiano che presta servizio in una caserma del Lazio, la storia inizia nel gennaio 2017: quel giorno mi recai in mensa come tutti gli altri giorni per poter usufruire del pasto come previsto.
Entrato in mensa qualche istante prima che terminasse l’ afflusso, vedendo la maggior parte dei commilitoni avere una banana come frutta, chiesi se ve ne fosse una per me, mi fu risposto che non vi erano e presi una mela senza nessun problema, mentre mi accingevo a sedermi entrarono dalla porta d’ uscita in quanto l orario d ‘ingresso era terminato 2 ufficiali, a quel punto notai che gli tirarono fuori le banane, chiesi spiegazioni ma la risposta del personale addetto alla mensa non era congrua con l accaduto, in sostanza mi fu detto che non dovevo creare problemi e che avrei dovuto farmi gli affari miei, in quell’ istante entrava il comandante del reggimento che ascoltava il diverbio verbale fra me ed il mio collega ma senza battere ciglio.
Io sentitomi preso in giro mi recai al registro denominato “ DELLE LAMENTELE” e scrissi l ‘ accaduto.
Dopo dieci giorni fui chiamato da un mio superiore il quale non era nemmeno presente in caserma
il giorno dell’ accaduto, e mi sentii dire che sarei stato denunciato alla procura militare per istigazione alla rivolta ed all’ istigazione avendo riportato i fatti su un registro pubblico, in quel momento mi cadde il mondo addosso e sarebbe stato da accertare se con eventuale premeditazione.
Me ne andai affranto, il giorno dopo fui nuovamente chiamato da quel superiore, il quale mi disse che il comandante voleva essere clemente con me e mi sarebbe stato solo fatto un processino di rigore, pertanto entro l ‘indomani avrei dovuto fornire il nome di un militare difensore altrimenti me ne sarebbe stato assegnato uno d’ ufficio.
Recatomi presso vari miei colleghi, tutti si rifiutarono, non sapevo a chi chiamare, a questo punto telefonai anche a diverse caserme del circondario ma nessuno aveva il coraggio di difendermi. Alla fine trovai il contato di un ufficiale superiore dei carabinieri, il quale sarebbe divenuto da quel momento il mio militare difensore. Cosi avvenne e seguendo i suoi consigli iniziarono le pratiche processuali.
Il processino durò all’ incirca sei mesi, terminando con un “RIMPROVERO SCRITTO” in quanto si lamentava sulla distribuzione della frutta in mensa.
Un giorno nel giugno 2017 fui chiamato dall’ ufficiale che iniziò le pratiche processuali per notificarmi la punizione sopracitata, io gli riferivo contestualmente che avrei chiamato il mio legale per rendere pubblica la notizia, a quel punto lui lo disse sul subito al comandante di reggimento il quale si arrabbiò moltissimo. Il giorno stesso fui chiamato dall’ ufficiale mio difensore che mi chiese cortesemente di non fare quel passo e che se fossi andato dal comandante con il mio capo ufficio, avremmo messo fine a quella storia. Il giorno seguente così fù.
Trascorsi alcuni giorni ci fù il cambio del comandante, fui convocato dal nuovo il quale mi disse che essendo un bravo sottufficiale, voleva darmi un ulteriore incarico oltre a quelli di cui già mi occupavo quindi a quel punto mi dovevo occupare di 4 mansioni da svolgere.
Dopo una settimana che svolgevo il nuovo incarico mi fù comunicato da un mio diretto superiore che mi sarei dovuto occupare di un ulteriore incarico( a questo punto divennero 5 senza nessun militare che mi coadiuvasse).
Da quel momento fui sottoposto ad innumerevoli atti persecutori ovviamente tutti dimostrabili con testimoni.
Passarono i mesi ma a dicembre 2017 ci fù la goccia che fece traboccare il vaso, un episodio molto grave nei miei confronti che non sto qui a raccontare ma molto grave.
Arrivati ai primi giorni di gennaio 2108, ( già da qualche mese accusavo malori psico-fisici riferiti ai miei diretti superiori ma passati inosservati) mi venne una crisi di malessere che mi indusse a rivolgermi al mio medico curante, il quale mi diagnosticò una probabile profonda crisi d ansia da accertare clinicamente.
Fui lasciato a riposo che in totale si prolungò per ben 12 mesi ed una settimana. Io nel frattempo mi recai di mia iniziativa presso il centro psichiatrico della mia provincia, qui mi fu diagnosticata una crisi d ansia reattiva situazionale, questo percorso durò fino al mese di luglio c.a., quando mi fù certificata la mia guarigione, intanto anche la commissione medico legale mi riconobbe tale patologia.
Contestualmente nei mesi di maggio e giugno 2018, feci per ben due volte domanda di trasferimento per incompatibilità ambientale, di cui dispongo copia per ricevuta, allegando la diagnosi accertata sia dal centro psicologico provinciale sia dalla C.M.O. in Roma Cecchignola, ma furono entrambe respinte per inconsistenza di prove nonostante la mia malattia era sotto gli occhi di tutti.
Nel frattempo nel mio reparto costituirono una commissione per accertare l esistenza dei materiali a me in consegna. Facendo una telefonata in caserma mi misero a conoscenza che la busta sigillata contenente la chiave di riserva per accedere ai miei locali era sparita senza sapere chi l avesse presa.
A questo punto mi reco presso il Comando provinciale dei Carabinieri e feci una dichiarazione spontanea dei fatti, la stessa fù trasmessa al Comando superiore della mia caserma, e nella giornata successiva fui chiamato e mi fù detto che da quell’ istante non ero più responsabile di alcun materiale.
Nel gennaio 2019 fui sottoposto a visita psichiatrica dalla Commissione Medico Legale in Roma, la quale Commissione mi sottopose ai test MMPI, psico attitudinali e fui dichiarato idoneo al Servizio Militare Incondizionato.
Rientrato in servizio il giorno 10 gennaio 2019, mi fu assegnato verbalmente un nuovo incarico senza che nessuno si pose il problema di dovermi dare un pc, tant’ è vero che ho dovuto usare il mio portatile personale nonostante lo avessi richiesto più volte, questo incarico in pratica consisteva solo di stampare alcuni modelli cartacei e di fare fotocopie qualora ve ne fosse la necessità.
A fine settembre fui chiamato dall’ attuale Comandante il quale mi disse che in effetti secondo lui ero sotto impiegato e che presto mi avrebbe dato un nuovo incarico ed un nuovo ufficio che avevamo stabilito consensualmente, ero molto soddisfatto di ciò ma passarono i giorni e nessuno mi diceva nulla fino a quando un mio inferiore di grado mi disse: guarda da oggi tu ti prendi la tua scrivania e ti siedi in quell’ angolo ( tutt’ altro posto tutt’ altra palazzina che mi era stato detto di occupare).
Chiesi spiegazioni e contestualmente un rapporto gerarchico, che loro prontamente mi hanno respinto in quanto non sussistevano i motivi. Lo stesso giorno dopo qualche ora venni chiamato dal medico, il quale mi disse che in settimana sarei dovuto essere sottoposto ad un colloquio psicologico presso l ‘ospedale militare , premetto che esattamente un mese fa, ottobre 2019,io già sono stato sottoposto ad una visita presso la commissione medico legale a Roma, la quale ancora una volta mi giudicava IDONEO al servizio militare.
Andato via erano le ore 14, tornai in ufficio, quanto alle 16 mi richiamò il dottore comunicandomi che sarei dovuto restare a casa tutta la settimana a riposo, questo solo verbalmente.
L’ indomani mattina mi recai comunque al lavoro, mi chiesero il perché, replicai che non avevo nessun provvedimento medico legale pertanto mi sentivo bene e volevo come tutt’ ora vorrei lavorare.
Dopo pochi minuti sono stato mandato in infermeria e chiedevo al medico un foglio attestante la mia pseudo malattia, rimasero stupiti da questa mia domanda ma su mia insistenza mi fù dato un foglio in cui mi sottoponeva a riposo fino al 24 novembre.
Preso il foglio accertavo che non vi fosse nessuna patologia, chiedevo quindi perché secondo lui sarei dovuto essere malato, rimase senza parole il medico , non voleva rispondere io gli dissi che se non avessi avuto una risposta non me ne sarei andato da quella panchina, volevo sapere perché ero malato.
A questo punto il dottore alzando i toni della voce mi disse : se vuoi sapere cosa hai, strappa la busta che ti ho dato ed indirizzata all’ ospedale militare e vedi cosa c’è dentro” io gli risposi che la busta non era indirizzata a me e poi era stata sigillata e controfirmata da lui avrei commesso un reato (?).
TI HO DETTO SE VUOI SAPERE PERCHE STAI MALE APRILA E LO SCOPRIRAI, insisteva all’ istigazione di farmi commettere un reato (?), a tutto cio vi era presente un suo collaboratore che prendeva le mie difese e commentava “COSE DA PAZZI”.
Solo a questo punto si fecero ridare il foglio in bianco ma di cui dispongo copia ed aggiunsero una patologia, una patologia che sentito un medico legale in Roma e la dottoressa della ASL della mia provincia a loro dire assolutamente non poteva diagnosticare, e non si può mandare una persona a casa solo per un suo sospetto.
Concludo aggiungendo che una cosa ancor più grave è il fatto che io DOMANI giovedi 21 novembre dovrò recarmi presso l’ ospedale militare per una consulto psicologico .
Questa situazione non iniziata per mia volontà ma che si dilunga già da 3 anni sta provocando enormi disagi oltre la mia persona, anche alla mia famiglia.
SEGUIREMO QUESTA VICENDA MENTRE E’ STATO CONTATTATO GIA’ UN LEGALE. VEDIAMO SE SI ARRIVA A CELEBRARE IL PRIMO PROCESSO IN ITALIA PER MOBBING MILITARE.
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