STIPENDI, GLI AUMENTI DEL CUNEO FISCALE DAL 2023

 3 dicembre 2023 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

Per cuneo fiscale si intende la somma delle imposte (dirette, indirette, contributi previdenziali) che impattano sul costo del lavoro, sia dalla parte dei datori di lavoro, sia rispetto ai lavoratori dipendenti, autonomi o liberi professionisti.

In sostanza, il cuneo fiscale è la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta ricevuta dal lavoratore.

Il governo Draghi, prima con la legge di bilancio 2022, poi col d.l. aiuti bis, ha previsto un taglio del cuneo fiscale, riducendo del 2% i contributi a carico del lavoratore dipendente con reddito annuo lordo fino a 35.000 euro.

Con la legge di Bilancio 2023, proseguendo sulla strada tratteggiata dal precedente governo Draghi, è stato confermata per il 2023 la riduzione del cuneo fiscale di due punti fino a 35mila euro di redditi e di un punto ulteriore, quindi in totale tre punti, fino a 20 mila euro.

Alla fine, la Manovra approvata ha alzato la soglia di reddito dei lavoratori dipendenti che beneficeranno del taglio del cuneo fiscale al 3%, dai 20.000 euro inizialmente previsti ai 25.000 euro.

È opportuno evidenziare che l’effetto concreto della riduzione (2 o 3%) diminuisce, in quanto i contributi risparmiati vanno ad incrementare il reddito imponibile ai fini Irpef, quindi la conseguenza è che la base del calcolo Irpef e delle addizionali regionali e comunali aumenta, oltre che riflettersi sulle detrazioni fiscali.

In sintesi, il beneficio della decontribuzione non è concretamente del 2/3%, pertanto il netto in busta paga è inferiore al 2/3%

In tabella gli aumenti mensili netti dal 2023, da cui si evince che l’aumento in busta paga effettivo è inferiore alla decontribuzione totale.

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