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STABILIZZAZIONE DEI VOLONTARI DELLE FORZE ARMATE:IL CANDIDATO SINDACO DI CATANIA DI FDI, ENRICO TRANTINO E’ PRONTO AD APRIRE LE PORTE DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE.

Di Valerio Arditi
Il candidato di FdI Enrico Trantino, avvocato noto e stimato in città, con già alle spalle esperienza come amministratore pubblico, non ha dubbi. Catania, una città con tante situazioni di difficoltà nella sicurezza e nel decoro urbano,  va riportata a una condizione   di vivibilità e sicurezza con il rispetto delle regole.

Se verrà eletto chiederà subito al Ministro della Difesa l’invio di militari che concorrano al controllo del territorio stante la incisiva carenza di personale nel Corpo di Polizia locale.

Questo come provvedimento immediato.

Nelle more il Candidato ha incontrato alcuni esponenti delle forze armate che costituiscono il bacino dei volontari che hanno prestato  servizio nell’Esercito, nella Marina e nell’Aeronautica,  fino a dieci anni e oltre sia  sul territorio nazionale e all’estero.

A loro ha assicurato che sonderà tutti gli organi interessati affinché si possa attuare una procedura di stabilizzazione per questo personale nel corpo della Polizia locale e in altri ruoli analoghi, dando cosi un segnale importante a livello nazionale a un comparto lasciato in una condizione di precarietà.

Questa iniziativa, colma una lacuna che ancora ad oggi subisce richiami a livello Europeo affinché i lavoratori militari non vengano penalizzati rispetto ai lavoratori civili della P.A.

Che la proposta parta da un Ente locale è di sicuro una notizia interessante che potrebbe aprire un via da adottare, superando quegli ostacoli imposti alle amministrazioni speciali dalla legge, considerato che la stabilizzazione avviene in un ambito diverso da quello militare.

La politica di fatto  ha disatteso  le sentenze della Corte europea del Lussemburgo che con due provvedimenti coordinati, boccia la legislazione italiana sull’abuso dei contratti flessibili nella PA, che coinvolge  complessivamente centinai di migliaia di  dipendenti della scuola,  della sanità e delle Regioni ed Enti locali e anche il dimenticato personale militare e c della Difesa, in quanto in palese contrasto con la direttiva 1999/70/CE.

Infatti i rapporti a tempo determinato non possono essere un problema che grava unicamente sui lavoratori, in quanto il danno non è risarcibile, e quindi vanno assunti dallo Stato , che in qualità di datore di lavoro dovrebbe rispettare le regole comunitarie.

Si tratta di due sentenze che indicano chiaramente allo Stato italiano la necessità impellente di rivedere le norme e la prassi in materia.

Per altro verso dovrebbe essere Il Ministero della Difesa a rivedere il suo modello sulla base delle  nuove sentenze europee senza però dimenticare i suoi attuali precari a cui non ha dato ad oggi una chiara destinazione, considerando che da parecchi anni continua a servirsi di militari della categoria VFP1 e VFP4 che possono raggiungere con rafferme successive da 3 a oltre 7 anni di servizio, nonché di ufficiali appartenenti alle Forze di completamento .

Urge quindi  PRENDERE ATTO CHE ESISTE UNA SITUAZIONE CHE RIVELA LA MATURAZIONE DI UN DIRITTO A MANTENERE UN IMPIEGO STABILE CON L’AMMINISTRAZIONE DIFESA.

Da questa condizione il Ministero della Difesa deve prendere atto che è necessario predisporre un piano di stabilizzazioni che in esecuzione delle sentenze europee, provveda a eliminare, in fase di riordino, queste sacche di precariato ammettendole al diritto per la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Tale operazione prima ancora che in applicazione delle sentenze europee, deve essere inquadrata soprattutto come un vantaggio dell’Amministrazione Difesa per il raggiungimento delle proprie finalità, grazie all’utilizzo non solo di personale che ha svolto formazione militare con corsi e brevetti di particolare interesse, ma soprattutto di competenze professionali specialistiche che non essendo reperibili all’interno degli organici, comportano un risparmio di risorse finanziarie in relazione ai costi di mercato a cui si dovrebbe fare ricorso.

L’azione di stabilizzazione dovrebbe operare in via principale nei confronti di quel personale che al di fuori dell’impiego nella F.A. non ha un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con nessun datore di lavoro.

Questo sarà possibile o con una conversione diretta del rapporto di lavoro per il transito nel servizio permanente,  o in altra amministrazione dello Stato, ovvero tramite concorso a titoli, onde evitare che di fronte ai diritti maturati dagli interessati l’ Amministrazione Difesa possa essere chiamata ad affrontare un contenzioso di grande onere complessivo.

Adesso è un candidato sindaco a lanciare per primo la pietra, una pietra che rappresenta un unicum nel suo genere in un contesto oramai lasciato nel dimenticatoio. Vedremo che cosa succederà prossimanente.

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