Smartphone in cella. Detenuto minacciava la ex. Sappe: L’ingresso illecito di cellulari negli Istituti è ormai un flusso continuo

NAPOLI, FRUTTUOSA PERQUISIZIONE IN CARCERE A SECONDIGLIANO DOPO LE MINACCE TELEFONICHE DI UN DETENUTO ALLA EX

La notizia aveva suscitato scalpore: un detenuto del carcere di Secondigliano che possedeva illecitamente un telefono cellulare lo usava per minacciare la ex. E la Polizia Penitenziaria è tempestivamente intervenuta, rinvenendo un carica-batteria ed un cavetto usb, mentre il piccolo apparecchio sarebbe stato gettato dal ristretto.

A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che torna a chiedere nuovi provvedimenti utili ad inibire l’uso di strumentazioni tecnologiche nelle Sezioni detentive.

Spiega il segretario generale del SAPPE Donato Capece: “L’ingresso illecito di cellulari negli Istituti è ormai un flusso continuo, ormai non si contano più i rinvenimenti ed i sequestri, posti in essere dalla Polizia Penitenziaria, grazie alle ridotte dimensioni di questi apparecchi le vie di ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre piu spesso vengono avvistati ed intercettati.

Ma il grave è che denunciamo queste cose ormai da dieci anni e nessuno ha ancora fatto qualcosa: e l’assurdo è che gli apparecchi per accertare la presenza dei telefoni cellulari non vengono usati nelle carceri ma durante lo svolgimento delle prove di esame scritte del personale di Polizia che ambisce ad acquisire il grado superiore! E’ una vergogna!”.

Il leader del SAPPE torna a ricordare il quotidiano e diuturno impegno della Poliza Penitenziaria nei penitenziari italiani ed in quelli campani in particolare:

le donne e gli uomini del Corpo sono quotidianamente impegnati nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori.

E nonostante la recente previsione di reato nel Codice penale per l’ingresso e detenzione illecita di telefonini nei carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”. 

 

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