Manca la legge. Non è possibile un confronto, per questo c’ è la Rappresentanza Militare. Questo continuano a sostenere i vertici di Forza Armata. Peccato che quella Rappresentanza sia la stessa che non è stata nemmeno avvisata di quanto stava avvenendo sulla pelle di tutti i militari con i “correttivi al Riordino delle Carriere”.
Probabilmente questo continuo diniego produrrà più danni che vantaggi a quei vertici che si ostinano ad andare per la loro strada. Sembra quasi di assistere agli stessi dinieghi subiti dalla Rappresentanza Militare di molti anni fa. Un muro di gomma che negli anni ha condotto i militari a chiedere giustizia persino alla Corte Europea dei “diritti dell’uomo” che già si era espressa positivamente sui militari francesi e serbi. C’è voluto davvero molto prima che sulla vicenda si esprimesse anche la Consulta.
Con la sentenza 120/18, ovvero nel giugno del 2018, la Corte Costituzionale aveva finalmente riconosciuto quel “diritto di associazione” a tutti i militari. La consulta nella stessa sentenza disponeva che, in assenza di una legge, i nuovi sindacati avrebbero potuto avere le stesse competenze della Rappresentanza Militare.
Tutto ciò è tuttora disatteso dai vertici e ignorato dalla politica. Sono passati 16 mesi nello stallo totale. Ci sono alcune circolari esplicative, ma nulla di più. La scorsa estate una legge fallata, stilata probabilmente da chi i sindacati non li voleva ( e non li vuole), era perfino giunta in parlamento, ma al dicastero della Difesa c’era una certa Signora Elisabetta Trenta e la legge tornò al mittente per essere rivista. Dopo la caduta del governo si è assistito ad un copione già visto in passato. Nessun politico, ad eccezione del Presidente della Commissione Difesa alla Camera Gianluca Rizzo ( uno dei pochi che si è dimostrato di parola ), ha mai più parlato di sindacati militari e la sentenza della Corte Costituzionale dopo 16 lunghi mesi continua ad essere disattesa. Ma a quanto pare ciò non potrà durare ancora per molto, visto che ora i sindacati minacciano di passare alla via delle “carte bollate”.
A rendere nota la mancanza di una precisa volontà al confronto con le nuove realtà sindacali, è stato il SIAM “Sindacato Aeronautica Militare” .L’incontro è avvenuto questa mattina. La delegazione del Sindacato Aeronautica Militare – SIAM – composta dal Segretario Nazionale Paolo Melis, dal Responsabile per i rapporti con i Comitati Locali ed attività sul territorio Alfio Messina e il Responsabile della Comunicazione Antonsergio Belfiori, ha incontrato il Capo di SMA Generale Alberto Rosso presso il palazzo Aeronautica a Roma.
Sebbene l’incontro si sia svolto in un clima di cordialità – sostengono i sindacalisti – è apparsa subito evidente la posizione di chiusura da parte del Generale Rosso, in analogia a quelle di tutti gli altri Capi di Stato Maggiore. Una volta di più abbiamo constatato il rifiuto di instaurare ogni forma di dialogo con i sindacati militari, trincerandosi dietro la mancanza di una legge che regoli l’attività sindacale, nonostante abbiamo più volte fatto presente che la stessa Corte Costituzionale nella sentenza 120 al punto 18, nelle more di un intervento normativo, rimandi alle regole attuali per la rappresentanza militare.
Un fatto gravissimo – continuano gli esponenti del SIAM- questo, poiché continuano ad essere deliberatamente ignorati i chiari principi costituzionali, per cui il diritto sindacale non può essere compresso in nessun modo, se non in virtù di un’apposita legge. Tanto meno attraverso circolari strumentali che hanno valenza esclusivamente interna all’amministrazione e non già verso soggetti di carattere privatistico quali sono le associazioni sindacali, che, di contro, sono tenute ad obbedire esclusivamente alle normative già vigenti quali lo Statuto dei Lavoratori.
Questa posizione di chiusura è chiaramente un fatto di inaudita miopia da parte dell’amministrazione che dimostra una precisa volontà di voler, in qualche, modo annichilire e neutralizzare le nascenti organizzazioni sindacali in barba alle attuali norme. È ora di cambiare mentalità su questi temi poiché, sia chiaro, ai sindacati è concesso tutto ciò che non è vietato per legge e la chiusura al dialogo non lascia altra via se non quella delle “carte bollate” che inevitabilmente ci costringerà ad avviare una dura battaglia legale per vedere finalmente garantito il diritto sindacale coerente con i dettami della Consulta e delle attuali norme.