Se il tribunale ha stabilito un decreto ingiuntivo per la base militare di circa 600mila euro, a fronte dei 16 anni di ingiusta disoccupazione, l’ambasciata Usa ne avrebbe offerti molti meno della metà. È l’epilogo della storia di Carmelo Cocuzza, il vetrinista licenziato ingiustamente che, adesso, torna a minacciare pignoramenti
«Una conclusione paurosa». Carmelo Cocuzza, il vetrinista licenziato ingiustamente dalla base americana di Sigonella 16 anni fa, commenta così la riunione di questa mattina con i vertici dell’installazione militare statunitense. Un appuntamento che sarebbe dovuto servire per trovare una mediazione rispetto a una questione, quella del licenziamento del 50enne, che i tribunali italiani hanno esaminato per quasi un ventennio. L’innocenza dell’impiegato, accusato di aver falsificato le timbrature del tesserino d’ingresso, è stata dimostrata in tre gradi di giudizio. E lui la scorsa settimana si è presentato davanti ai cancelli di Sigonella con l’avvocato e l’ufficiale giudiziario, pronto a un pignoramento all’interno della base.
Davanti alla minaccia di un’azione di questo genere, la reazione dell’ambasciata Usa era stata una convocazione per Cocuzza. Che questa mattina è stato ricevuto, tra gli altri, anche dal capo dell’ufficio deldipartimento di Giustizia statunitense che si occupa della gestione del personale italiano nelle basi in Europa.
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