Negli ultimi anni, l’Aeronautica Militare italiana sta attraversando una fase di profonda trasformazione, anche se molti ancora non se ne rendono conto. Il sistema attuale, basato su una gestione del personale ormai superata, rischia di collassare sotto il peso di problemi strutturali mai affrontati con la dovuta lungimiranza.
Un Turnover inadeguato
Uno dei problemi più urgenti è la cronica mancanza di personale frutto di politiche di arruolamento di scarsa lungimiranza. Nei prossimi cinque anni, si prevede la fuoriuscita di oltre 11.000 tra Sottufficiali e Ufficiali per pensionamenti, ausiliaria e congedi naturali. Tuttavia, gli arruolamenti non riescono a colmare il vuoto lasciato da questi professionisti altamente qualificati. Il basso appeal della Forza Armata tra i giovani è evidente, causato da una combinazione di stipendi non più competitivi rispetto alla media europea, metodi di formazione anacronistici e non in linea con le innovazioni tecnologiche di oggi (scarsa capacità di intercettare nuovi trend come la realtà virtuale e l’intelligenza artificiale per esempio) e un trattamento del personale non in linea con i nuovi approcci di welfare ormai consolidati in altre parti del mondo.
Una Struttura in crisi esistenziale
L’inevitabile carenza di personale impatta pesantemente sulle basi dell’Aeronautica, dove ogni ufficio è in sofferenza. La burocrazia cresce senza sosta, i compiti assegnati aumentano esponenzialmente e il carico di lavoro si aggrava ulteriormente a causa degli impegni internazionali e nazionali del nostro Paese. Oltretutto, la specificità di alcune categorie e specialità non viene opportunamente riconosciuta e valorizzata. È il caso, per esempio, del personale Operazioni Forze di Protezione e Speciali, trattati alla stregua del personale impiegato in attività aeroportuale. Ciononostante, gli unici a mantenere operativa la macchina organizzativa sono i colleghi che da decenni prestano servizio con dedizione e spirito di sacrificio, ma la loro esperienza non è facilmente sostituibile.
Il Rischio di una progressiva privatizzazione
Di fronte a questa situazione, le soluzioni adottate sembrano andare nella direzione di una progressiva privatizzazione di servizi chiave. Già oggi, in alcune basi, la vigilanza è stata affidata a ditte civili specializzate e lo stesso destino potrebbe toccare alle mense, con l’introduzione dei buoni pasto per tutto il personale che non opera in servizi essenziali (sale operative, torri di controllo, antincendi, infermerie). Ma la trasformazione più significativa riguarda la manutenzione dei velivoli, che passerà sempre più nelle mani di aziende private come Leonardo, con gli specialisti militari relegati al ruolo di supervisori.
Una riforma delle carriere per uscire dalla stagnazione
Uno dei problemi più gravi che minano il senso di appartenenza alla Forza Armata del personale è l’assenza di una reale progressione di carriera. La mancanza di prospettive e il blocco delle opportunità di crescita professionale creano un clima di stagnazione che si ripercuote direttamente sulla motivazione del personale. È indispensabile una riforma delle carriere che valorizzi l’anzianità di servizio, le competenze acquisite e le risorse interne, consentendo al personale di continuare a crescere professionalmente.
Attualmente, molti ruoli di responsabilità vengono affidati a personale neoarruolato o proveniente da percorsi esterni, senza una reale valorizzazione dell’esperienza maturata all’interno della Forza Armata. È necessario creare percorsi di carriera più fluidi, che consentano a chi ha già maturato anni di esperienza di avanzare, senza essere penalizzato da un sistema rigido e privo di meritocrazia e talvolta anche di logica (basti pensare a quei concorsi interni che prevedono il cambio di categoria/specialità, disperdendo professionalità già acquisite e prevedendo nuovi iter formativi anche costosi per l’Amministrazione). Inoltre, l’avanzamento professionale dovrebbe consentire al personale di decidere se essere reimpiegato o meno, per non costringere a scegliere tra carriera e unità familiare.
Solo attraverso una riforma strutturale delle carriere sarà possibile restituire al personale la motivazione necessaria per operare con il massimo impegno e garantire una gestione più efficiente delle risorse umane.
Una gestione manageriale talvolta inadeguata e a macchia di leopardo
Il problema non è solo l’inevitabilità di questi cambiamenti, ma il modo in cui gli stessi vengono gestiti. Per anni, la pianificazione del personale è stata carente, priva di una visione strategica e spesso imposta dall’alto senza alcun coinvolgimento del personale. In particolare, le politiche sui trasferimenti continuano a essere gestite in maniera poco trasparente e quasi mai partecipata, creando disagi enormi ai militari e alle loro famiglie.
Stipendi e indennità: un sistema da riformare
A tutto ciò si aggiunge il problema economico. Gli stipendi non sono adeguati al costo della vita e risultano tra i più bassi in Europa per il comparto Difesa. Le tutele in merito al trattamento lavorativo-economico del personale più giovane, come i Volontari in Ferma prefissata Iniziale (VFI), sono insufficienti. Chi presta servizio all’estero è penalizzato da una diaria di missione inadeguata. Le decurtazioni per assenze, anche per malattia, mettono in seria difficoltà i colleghi impiegati presso le Rappresentanze Militari all’estero (RAMI) specialmente in Paesi come gli USA o il Nord Europa, dove il costo della vita è elevatissimo.
La visione strategica del SIAM
Il Sindacato Aeronautica Militare (SIAM), consapevole delle sfide attuali, si impegna attivamente per promuovere un cambiamento strutturale all’interno della Forza Armata. In soli tre anni, il SIAM è cresciuto significativamente, dimostrando la necessità di un sindacato capace di tutelare i diritti dei militari.
Il SIAM chiede interventi normativi strutturali che includano:
• Riforma degli stipendi: allineare le retribuzioni del personale militare agli standard europei, riconoscendo il valore e la professionalità dei nostri militari.
• Miglioramento delle tutele per i giovani: garantire maggiori diritti per i VFI, offrendo loro adeguate condizioni di lavoro e prospettive di carriera più concrete.
• Partecipazione nei processi decisionali: promuovere una gestione del personale più inclusiva, che coinvolga attivamente i militari nelle decisioni che li riguardano, specialmente in materia di trasferimenti.
• Aggiornamento delle indennità di missione: rivedere le diarie per il personale all’estero, adeguandole al costo della vita dei vari Paesi e garantendo stabilità economica anche in caso di assenze per malattia.
• Implementazione di politiche di welfare: introduzione di misure di supporto per il personale meno abbiente, come politiche abitative adeguate e servizi di assistenza per le famiglie.
• Riforma delle carriere: creare percorsi di crescita chiari e meritocratici, valorizzando le competenze acquisite e consentendo al personale interno di avanzare professionalmente, anche senza il reimpiego.
Oggi, la sfida più grande è rappresentata dalla impellente necessità di adeguare ed innovare la Forza Armata, assicurando il giusto equilibrio tra questo necessario adeguamento agli standard europei (anche dei sistemi d’arma) e il benessere del bene primario, ovvero le risorse umane; una sfida che il SIAM accetta, proponendosi come interlocutore credibile e responsabile con l’Amministrazione.
Il SIAM ribadisce, quindi, la necessità di un cambio di rotta. Servono riforme concrete, non solo per garantire un futuro sostenibile all’Aeronautica Militare, ma anche per valorizzare chi, ogni giorno, con passione e sacrificio, garantisce la sicurezza del Paese. Il cambiamento è in atto, ma la direzione che prenderà dipenderà da scelte che devono essere fatte oggi, con coraggio e responsabilità.
SIAM Sindacato Aeronautica Militare