SANZIONI DI STATO AI MILITARI. INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DEL SEN. ENRICO BORGHI

 Il Sen. Enrico Borghi, Capogruppo di Italia Viva al Senato, accogliendo le segnalazioni del Sindacato SIAMO Esercito, a seguito delle vicende che hanno caratterizzato quest’ultimo anno, ha presentato oggi un’interrogazione a risposta scritta al Ministro della Difesa, per l’eliminazione del riferimento alle sanzioni disciplinari di stato come causa di ineleggibilità dall’articolo 1477-ter, comma 2, lettera a), del Codice dell’Ordinamento Militare.

Una proposta che punta a garantire maggiore equità e trasparenza per il personale militare. Di seguito il testo dell’interrogazione parlamentare.

“ENRICO BORGHI – Al Ministro della difesa – premesso che: l’articolo 1477-ter, comma 2, lettera a), del Codice dell’ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, stabilisce che i miliari che hanno riportato condanne per delitti non colposi o che sono stati soggetti a sanzioni disciplinari di Stato non possano essere eletti e non possono comunque ricoprire le cariche direttive delle Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (APCSM):

l’applicazione di tale disposizione consente, di fatto, al datore di lavoro di escludere unilateralmente un militare da ogni incarico sindacale attraverso una sanzione disciplinare di Stato, senza alcun controllo imparziale o indipendente;

il riferimento normativo a “sanzioni disciplinari di Stato” è estremamente labile e vago – nonché carente di caratteristiche oggettive e proporzionali – ponendo quindi il rischio che i rappresentanti sindacali miliari possano essere esclusi in modo arbitrario, minando così gravemente i principi stessi della libertà sindacale:

l’attuazione della norma suddetta rischia di trasformarsi in uno strumento di pressione o di ritorsione contro i rappresentanti sindacali militari, che rischiano di essere esclusi in caso di erogazione di una sanzione disciplinare caratterizzata da un alto tasso di discrezionalità; risulta, inoltre, paradossale come un militare colpito da una sanzione disciplinare di Stato possa essere eletto in Parlamento, ricoprire incarichi istituzionali o guidare società statali, ma non possa rappresentare i propri colleghi come sindacalista:

questo paradosso evidenzia una disparità incoerente e profondamente ingiusta, ledendo in modo ingiusto il diritto costituzionale che tutela le organizzazioni sindacali ex articolo 36; appare quindi necessario porre modifiche significative all’articolo 1477-ter, comma 2, lettera a), del Codice dell’ordinamento militare introducendo criteri oggettivi e proporzionali volti a limitare l’ineleggibilità ai soli casi di condanne per reati gravi, evitando che sanzioni disciplinari possano essere usate in modo arbitrario: risulta dirimente quindi l’eliminazione del riferimento alle sanzioni disciplinari di Stato, rendendo così il sistema sindacale militare maggiormente tutelato e garante dei diritti fondamentali sanciti nella nostra Costituzione; si chiede di sapere:

se il Ministro interrogato intenda promuovere iniziative legislative volta a modificare l’articolo 1477-ter, comma 2, lettera a), del Codice dell’ordinamento militare, eliminando il riferimento alle sanzioni disciplinari di stato come causa di ineleggibilità, introducendo criteri oggettivi e proporzionali volti a limitare l’ineleggibilità ai soli casi di condanne per reati gravi.

SINDACATO ITALIANO AUTONOMO MILITARE ORGANIZZATO ESERCITO
S.I.A.M.O. ESERCITO

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