http://www.italgiure.giustizia.it/xway/application/nif/clean/hc.dll?verbo=attach&db=snpen&id=./20191224/snpen@s10@a2019@n51970@tS.clean.pdf

SAF: Il Cocer Guardia di Finanza vuole un unico sindacato

Lo scorso 22 ottobre, il Cocer Interforze ha incontrato il sottosegretario di Stato alla Difesa, l’On. Giulio Calvisi. Al centro della discussione i diritti sindacali dei militari  e I DISEGNI DI LEGGE NN. 1893 – 1542.

All’incontro era, anche, presente la Sezione CoCeR Guardia di Finanza, la quale pur non avendo prodotto alcun documento approvato in sede assembleare, ha elaborato un documento che raccoglie i consensi della medesima sezione (Qui il link di infodifesa.it).

L’elaborato del Cocer Guardia di Finanza

L’elaborato, dopo l’iniziale esternazione delle condivisibili criticità del Disegno di Legge, sfocia in un vaniloquio che giunge a svilire i basilari principi di democraticità proponendo l’unicità sindacale verso il soggetto unico.

Nel documento, infatti, si introduce il concetto per cui la sindacalizzazione sia connotata da una eccessiva frammentazione, che dimostra una oggettiva propensione, nella migliore delle ipotesi, alla soddisfazione della propria visione sindacale, piuttosto che la soddisfazione delle aspettative e dei bisogni professionali degli associati, aggiungendo che spesso si accompagna anche alla perdita del rispetto dei più basilari valori etico-sindacali.

Tutto ciò per sostenere che la rappresentatività in base al dato associativo (iscritti alle associazioni) anziché in base alla forza effettiva del Corpo, sia la soluzione più comoda per chi si accinge ad assumere ruoli dirigenziali all’interno del sindacato e meno funzionale per la crescita della cultura sindacale del comparto e la sua democraticità.

E’ chiaro che i redattori dell’elaborato ben sanno che la rappresentatività in base al dato associativo, è prevista per tutti i sindacati del  pubblico impiego, in conformità dell’art. 43, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

E’ evidente come il parametro della forza effettiva, ponga limiti invalicabili alla rappresentatività, tenuto conto dell’oggettivo contesto di estraneità alla cultura sindacale da sempre negata ai militari in violazione del dettame Costituzionale.

Siamo di fronte allo svilimento dei principi di democraticità e del pluralismo, per di più scomodando il principio costituzionale dell’art. 39 della Costituzione.

Nell’elaborato non si ritengono valide le analogie alla sindacalizzazione della Polizia di Stato, e ci si preoccupa dell’eccessiva frammentazione, per giungere al fulcro della questione: l’introduzione dei valori basilari del sindacato, che secondo il documento sono costituiti dall’unicità sindacale, mediante la tendenza a dirigersi verso il soggetto unico.

In pratica secondo il Cocer Guardia di Finanza la libertà di organizzazione sindacale si ottiene con un unico sindacato.

Gli interessi personalistici dei delegati della rappresentanza militare

La sublimazione di una forma assolutista sindacale, appare dettata da interessi personalistici tendenti a eliminare dal panorama delle associazioni sindacali quelle inizialmente più deboli poiché prive di alcuna connivenza con la rappresentanza militare.

Evidentemente ai delegati degli organismi di rappresentanza  non basta la continuazione della rappresentanza militare fino a che non siano pienamente operativi i sindacati, richiesta nelle recenti audizioni al Senato, ma vogliono creare le condizioni per cui nessuna associazione sindacale possa essere rappresentativa.

L’asserita rappresentatività in base al dato effettivo pare supportata proprio dall’interesse di far sopravvivere solo le associazioni sindacali maggioritarie.

Ma quali possono essere? Sicuramente quelle che hanno al loro interno i delegati Cocer, i quali hanno la possibilità di espletare il duplice ruolo beneficiando di tempo e risorse messe a disposizione dall’amministrazione, favoriti da una radicata presenza territoriale.

Tutto ciò a scapito delle altre associazioni sindacali i cui delegati svolgono la propria attività, esclusivamente in natura privatistica, al di fuori del servizio e mediante una faticosa ricerca di visibilità.

Una condotta limpida e cristallina avrebbe dovuto indurre a una scelta ben precisa da parte del militare che ricopre il duplice ruolo: la rappresentanza militare o l’associazione sindacale.

E allora è da chiedersi se non siano proprio i delegati della rappresentanza militare a tendere alla soddisfazione della propria visione sindacale e alla mancanza di rispetto dei più basilari valori etico-sindacali.

In conclusione pare che la rappresentatività in base alla forza effettiva sia la soluzione più comoda proprio per chi riveste la duplice veste nella rappresentanza militare e nei sindacati.

Il Segretario Provinciale Genova

Fabio Perrotta

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