Quando l’amministrazione è sorda. La lettera di un Caporal Maggiore Capo Scelto

Riceviamo e pubblichiamo da parte del SIULM “Sindacato Militare Interforze” la lettera di un Caporal Maggiore dell’ Esercito Italiano.

Il militare ha ricevuto il netto diniego dell’ Amministrazione di appartenenza circa l’istanza di trasferimento che aveva presentato per motivi familiari. Sposato e separato per ben due  volte, ora si ritrova a fare i conti, oltre che con gli assegni di mantenimento ad entrambe le ex coniugi per il mantenimento dei  figli  minori, anche con la grave malattia della mamma.

Questa è la mia situazione plurifamiliare nella sua composizione, con le difficoltà gestionali e le ripercussioni incontrastabili che si sono create a causa della lontananza da essi vista la mia collocazione lavorativa in xxxxx ( caserma in Campania )

Dal mio primo matrimonio con la sig.ra XXXX ho avuto due figli: M. di anni 21 e S. di anni 14. Vivono in provincia di Lecce nell’abitazione di mia proprietà. M, la mia primogenita, è disoccupata ed ha un figlio di anni 1, che cerco di sostenere nelle mie possibilità e S. frequenta la scuola superiore.

Separatomi di fatto dal 2010, il 26/06/2017 mi sono separato consensualmente dalla signora XXXX.



Come da sentenza dal Tribunale di Lecce in tale data, oltre al pagamento di alimenti e assegni per la mia prole, le è stata assegnata la mia abitazione con l’obbligo del sottoscritto al pagamento di mutuo in corso, con scadenza del 2031, per un totale di spesa di circa 800€ mensili.

Il giudice del tribunale di Lecce ha altresì disposto i giorni settimanali di visita per mio figlio S. siano il mercoledì, venerdì e domenica. La mia collocazione lavorativa in Campania, dal 2000, mi impone pendolarismo fine settimanale, con partenza il venerdì alle ore 12:00 e arrivo a Lecce alle ore 16:00. Ovviamente essendo la distanza di 330km, mi è impossibile assolvere i doveri dettati da sentenza per il mercoledì e altresì il venerdì per oltre metà giornata.



Nel 2014 ho avuto un’altra compagna, dalla quale ho avuto un figlio, D. di anni 5 . Questo secondo nucleo familiare risiede in un altro comune in provincia di Lecce. Con quest’ultima ho rapporti puramente genitoriali, visto che la nostra unione è terminata subito dopo la nascita di nostro figlio. Alla sig.ra corrispondo economicamente la stessa cifra che cedo a mio figlio del precedente matrimonio e mi è concesso vederlo sempre nei week-end a giorni alterni, in concomitanza degli impegni lavorativi della madre.

D. è un bambino che soffre di problemi comportamentali. In data 07/02/2019 ha effettuato visita specialistica neuropsichiatrica. Da referto, si evince la diagnosi del DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO SALUTE MENTALE DELLA ASL DI LECCE, il quale ha diagnosticato “TRATTI IPERATTIVI”. Questa patologia richiede particolari attenzioni e cure, di terapie farmacologiche e psicologiche esposte nel dettaglio da referto, che non riesco a seguire ed espletare per la mia assenza.

Al di là dello sconforto personale che la mia forzata mancanza di presenza mi comporta, la stessa risulta altresì problematica dal punto di vista gestionale, dato che la madre lavora e non può contare sulla mia partecipazione nelle fasi di cura settimanali e gestionali del bambino. Pertanto vista la patologia è necessaria in questa fase critica il mio costante apporto nello sviluppo della crescita di mio figlio e cura dello stesso nel percorso prescritto dallo specialista, condizione necessaria ai fini terapeutici e curativi del problema in questione.

La mia residenza da anni è sita in Lecce . Nel mio stato di famiglia compaiono, mio padre A. di anni 73 e mia madre A. di anni 66. Dal 1995, mia madre soffre di “miastenia gravis” e operata 2 volte, ad oggi si trova in terapia radiologica vista la ricomparsa tumorale dichiarata ormai “NON OPERABILE” valutata in questo contesto da ospedale civile “VITO FAZZI” di Lecce.

Anche in questo caso, data l’età avanzata dei miei genitori, cerco con grande sacrificio nei fine settimana di accudire mia madre e di svolgere insieme eventuali visite e terapie che essa svolge, avvalendomi a volte di giorni di licenza personale per poterla accompagnare in ospedale.

Alla luce di queste realtà, le ovvie e indiscutibili problematiche gestionali causate dalla mia lontananza e assenza forzata creano gravi scompensi qualitativi e quantitativi genitoriali diventati insostenibili da parte del sottoscritto, sia perché i miei figli si trovano in un’età critica in cui il mio apporto e attenzione è quasi nullo visto il tempo ridotto da poter dedicargli e la loro residenza distante in due comuni differenti, entrambi nella provincia di Lecce.

È fondamentale in tutto ciò evidenziare la CRITICITA’ economica creatasi per il sostentamento dei miei figli.

Nella mia attuale collocazione lavorativa in Campania per poter raggiungere le residenze dei miei nuclei familiari mi trovo in difficoltà anche economica a viaggiare, tanto che non riesco a sostenere le spese di viaggio se non grazie all’aiuto economico di parenti e amici che mi sostengono.

Ho chiesto dunque, dopo quanto esposto e documentato tutto con certificati ospedalieri e comunali, la possibilità di avvicinamento in sede lavorativa nella provincia di Lecce, unica soluzione per sopperire a questa situazione critica e delicata creatasi mio malgrado e che non riesco a gestire più nella mia attuale collocazione lavorativa ormai da 19 anni e dopo 23 anni di pendolarismo.

Per 2 volte, tramite la domanda per gravi motivi familiari, gli enti preposti in primis SME e nella seconda istanza COMFOP SUD hanno considerato la mia situazione NON AVENTE I PRESUPPOSTI per trovare accoglienza.






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