Da quanto emerge da alcuni siti di informazione militare di levatura internazionale, esisterebbe un piano per costruire il ponte sospeso più lungo del mondo a spese della NATO.

Questo mese, non a caso,  è prevista l’approvazione da parte del governo di un progetto da 13,5 miliardi di euro (15,8 miliardi di dollari) per la costruzione di un ponte lungo 3,6 km che collegherà l’Italia alla Sicilia.

Allo stesso tempo, durante il vertice NATO di giugno, l’Italia si è impegnata ad aumentare la spesa per la difesa dal 2% del PIL, fino a raggiungere  il 5% entro il prossimo 2035 .

I membri della NATO sembrano concordare sull’obiettivo del 5%, impegnando un 3,5% alla vera e propria spesa per la difesa, mentre il restante 1,5% potrebbe essere destinato a programmi infrastrutturali strategici per rafforzare le economie nazionali.

Secondo l’attuale PIL italiano, l’1,5% corrisponde a circa 30 miliardi di euro. Un budget che potrebbe essere impiegato – almeno in parte – per la costruzione del ponte sullo stretto.

Da un nuovo rapporto della banca d’investimento italiana Equita, la spesa per il ponte potrebbe rappresentare lo 0,2 percento del PIL annuo, ovvero circa 4 miliardi di euro nelle fasi cruciali della costruzione.

“Secondo una documentazione presentata a Bruxelles, il ponte verrebbe costruito col fine di creare un corridoio logistico strategico per il rapido dispiegamento di truppe e attrezzature sul fianco meridionale della NATO”.

Inserire il suo costo nell’1,5% del PIL da spendere in infrastrutture strategiche è un esempio di “contabilità opportunistica”, che potrebbe evitare “aumenti politicamente sensibili alla spesa per la difesa e al deficit”.

“Nello stesso rapporto, anche Francia e Germania hanno fatto sapere che sono intenzionate ad investire l’1,5% del PIL a infrastrutture nazionali strategiche.

Su tale rapporto, il viceministro dei trasporti italiano Edoardo Rixi, afferma che l’Italia potrebbe potenziare ed espandere anche la propria rete ferroviaria per raggiungere l’obiettivo del 5% fissato dalla NATO.

“L’Italia, infine,  potrebbe anche accelerare i lavori di ricerca e sviluppo sul programma di caccia GCAP, che attualmente si estende fino al 2050”.

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