Perde parte della mano in esercitazione. Militare ottiene giustizia dopo 15 anni

Nel 2009 un Graduato Aiutante dell’Esercito Italiano  rimase gravemente ferito durante un’esercitazione, perdendo parte della mano. Da allora per lui iniziò una querelle giudiziaria conclusasi soltanto da pochi giorni. 

L’esplosione di un ordigno gli fece perdere parte della mano sinistra, causandogli una serie lesioni tendinee, ossee  e vascolari.

Da quanto riporta Telenuovo, cinque anni dopo, nel 2014, il Ministero della Difesa gli riconobbe lo status di vittima del dovere, assegnandogli però un vitalizio ridotto a 258,23 euro, senza applicare il principio di equiparazione economica con le vittime del terrorismo, come invece stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione (con una sentenza del 2017).

All’epoca 30enne, Oggi si è visto finalmente riconoscere dal Tribunale di Verona lo  status di vittima del dovere che comporterà l’adeguamento dell’assegno vitalizio mensile a 500 euro, pari a quello previsto per le vittime del terrorismo e arretrati per circa 20mila euro. Ad affiancarlo nella lunga vertenza giudiziaria l’Osservatorio Vittime del Dovere.

“Per anni il Ministero ha negato l’evidenza giuridica, ignorando un diritto chiaramente sancito” – ha denunciato l’avvocato Ezio Bonanni, legale del militare e presidente dell’Osservatorio Vittime del Dovere – finalmente, dopo una lunga battaglia giudiziaria, il nostro assistito ha ottenuto ciò che gli spetta: il corretto importo del vitalizio e tutti gli arretrati. È ora che l’Avvocatura dello Stato cessi ogni forma di ostilità verso chi ha servito il Paese con sacrificio estremo”.

L’Osservatorio Vittime del Dovere in una nota ha sottolineato che questo caso non è isolato: centinaia di militari, riconosciuti vittime del dovere, ricevono ancora oggi un trattamento discriminatorio rispetto a quello garantito alle vittime del terrorismo, pur essendo accomunati dallo stesso livello di rischio, esposizione e perdita. VIDEO

 

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