20 gennaio 2025 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo
Il meccanismo che consente di rivalutare i trattamenti pensionistici per adeguarli al costo della vita è la perequazione delle pensioni.
È un istituto che permette di proteggere il potere d’acquisto dei trattamenti di quiescenza per evitare una diminuzione del valore rispetto al momento della liquidazione originaria. L’adeguamento delle pensioni avviene dal 1° gennaio di ogni anno in base all’indice dei prezzi al consumo dell’Istat e, in particolare, si tiene conto della variazione dell’indice FOI (indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi) che viene fissato con decreto del Ministero dell’Economia.
Come tutti i trattamenti pensionistici, anche, e a maggior ragione, le pensioni minime sono adeguate annualmente per legge e non in base a norme di volta in volta introdotte dai vari governi che, invece, sono interventi più volte, per ragioni di contenimento della spesa pubblica, per ridurre l’adeguamento delle pensioni più alte.
Pertanto, non è il governo che definisce l’aumento delle pensioni minime, ma un processo automatico regolato per legge che prevede un adeguamento in base al costo della vita calcolato dall’Istat. Ciò non toglie che i governi possano prevedere un ulteriore aumento da aggiungere alla ordinaria metodica di rivalutazione annuale.
La discussione tra opposizione e governo sull’aumento delle minime dovrebbe far parte della normale dialettica politica, in grossa parte già sospesa dal delirio populista, invece entrambi stanno speculando sui pensionati più poveri. Le opposizioni, come vedremo più avanti, quando erano al governo si sono attenute al consueto meccanismo di rivalutazione, anche quando le pensioni minime non sono state rivalutate ovvero aumentate di 2/3 euro per assenza o bassissima inflazione.
Addirittura, per 3 anni, dal 2015 al 2017, la minima è rimasta invariata a 501,89 euro. Infatti, quando il governo sostiene che le attuali opposizioni, in otto anni di governo hanno aumentato le minime di 23 euro, dice la verità, ma è semplicemente l’effetto di un periodo di deflazione che fa sì che anche i pensionati più poveri non hanno visto aumentare la pensione o aumentarla di pochi euro. Dice la verità anche quando sostiene che in due anni le pensioni minime sono aumentate di circa 100 euro, ma omette di dire che il biennio 2023-2024 è stato caratterizzato da un forte aumento dell’inflazione (13,50% in due anni) e che il valore delle pensioni è stato indicizzato a questo aumento.
In sintesi, l’adeguamento delle pensioni minime è influenzato dall’inflazione, ma è opportuno precisare che, come detto in precedenza, il fatto che esista un meccanismo che per legge rivaluti le pensioni in base al costo della vita, non preclude la possibilità a chi governa di prevedere un aumento aggiuntivo alla normale rivalutazione, almeno per le pensioni minime e, in verità, il Governo Meloni l’ha fatto, prevedendo un aumento straordinario nel 2023,2024 e 2025, come è dimostrato nella tabella a seguire.