Con Naja 2.0 diamo ai giovani un’occasione

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Diamo ai nostri ragazzi un’occasione per stare assieme, per sentirsi utili alla comunità e per imparare principi come la disciplina,  il rispetto delle regole e la capacità di vivere in comune,  che scuola e famiglia non insegnano più. E’ il pensiero di Toni Capuozzo, il famoso inviato di guerra e direttore della rivista ‘Alpin jo mame’, che si dice pienamente d’accordo con la proposta dell’Ana per l’istituzione del servizio obbligatorio, la Naja 2.0 rivolto a tutti i giovani che abbiano raggiunto la maggiore età .

Ai nostri giovani dobbiamo mettere a disposizione uno strumento capace di colmare molte lacune
“Sarebbe bene che tornasse il servizio obbligatorio – conferma il giornalista –  per tutti e salvo le esenzioni già a suo tempo previste quando esisteva la leva. Credo sia un momento formativo importante: oggi la scuola non sempre riesce a formare cittadini esemplari. Un periodo di servizio obbligatorio permetterebbe inoltre ai giovani di mescolarsi tra loro, soprattutto se provenienti da varie parti della nazione e li aiuterebbe in qualche modo a staccarsi dalla famiglia di origine. Ci lamentano tanto dei giovani che restano in casa anche se hanno oltre trent’anni e dunque anche questa esperienza può aiutarli a diventare più indipendenti ed autonomi”. Continua ↓

Sull’addestramento militare però Capuozzo nutre più di qualche perplessità: “Non credo che abbia molto senso un servizio di leva concentrato sull’addestramento militare, tanto più che l’esercito oggi è professionale. Dunque sono richieste competenze e addestramento di alto livello. Meglio semmai mutuare per il servizio obbligatorio alcune caratteristiche tipiche del servizio militare, come l’alloggiamento non necessariamente nella città di residenza e in comune, anche nelle ex caserme e con regole chiare da rispettare”.

“Libera uscita, appello e un minimo di disciplina, in parole povere – sottolinea Capuozzo – regole che spesso mancano nella scuola e nella società di oggi. La vocazione di questo servizio dovrebbe essere la protezione civile, opere di pubblica utilità, sistemazione delle aree comuni e tutela dell’ambiente oltre che di aiuto e supporto ai servizi sociali, come avveniva in passato con gli obbiettori di coscienza. C’è molto lavoro da fare a favore della comunità. Dunque non dovrebbe trattarsi di un ritorno alle stellette tale e quale, quanto dell’istituzione di un servizio obbligatorio che ne riprenda alcuni elementi. Alla fine si tratterebbe di un’esperienza probabilmente simile a quella fatta da chi lavorava nella Corpo forestale”.
Sull’esistenza di un’adeguata attenzione della politica il giornalista è assai dubbioso: “Temo ce ne sia poca. Non so quanti deputati e senatori abbiano fatto la naja, tra riformati, raccomandati e via dicendo. Come tanti coetanei feci allora mal volentieri il servizio di leva, ma oggi devo riconoscere che è stato un momento di formazione importante”.

Il Servizio obbligatorio permetterebbe a molti giovani figli di immigrati di integrarsi e sentirsi cittadini
La possibilità che nel nostro Paese sia istituito il servizio obbligatorio è però tutt’altro che remota: “Mai dire mai – conclude Capuozzo – se il clima culturale non è dei più favorevoli. Se solo pensiamo ai tanti benefici che può portare, allora qualche speranza c’è. Cito come esempio i benefici per l’integrazione: prestare servizio a favore della comunità rappresenterebbe la degna conclusione di un percorso di integrazione per molti giovani che oggi non hanno la cittadinanza italiana. E poi, prendiamo il caso di una ragazza, figlia di immigrati musulmani osservanti: farle svolgere un servizio che le permetta di incontrare coetanei al di fuori del rigido ambiente famigliare non potrebbe che giovare”.

 

La proposta dell’Ana muove i primi passi
Non è dato sapere se la Naja 2.0 come è stata definita l’idea avanzata dall’Ana sarà una riedizione del servizio di leva obbligatorio o invece una sorta di servizio civile allargato. Dipenderà molto da quali saranno gli interlocutori politici nei prossimi anni. Servirà infatti parecchio tempo e tanta, tanta pazienza per mettere in moto la procedura che dovrebbe poi sfociare in un provvedimento legislativo.

Abbiamo cercato di capire quale sia la situazione contattando direttamente la sede centrale dell’Associazione nazionale alpini. Abbiamo parlato con il colonnello Maurizio Plasso, segretario nazionale Ana che ha confermato come la proposta sia ancora in fase di abbozzo: “Siamo ancora alle fasi iniziali – conferma l’alto ufficiale in pensione – e siamo ora impegnati nel comprendere quali possano essere i contorni di questa proposta, tenuto conto del fatto che nel caso del III settore già esiste il servizio civile. L’idea di fondo è istituire un vero e proprio servizio nazionale, al quale dovranno partecipare tutti i giovani senza distinzione di sesso e all’interno del quale sia a disposizione anche un’opzione prevalentemente militare e di protezione civile. Pur essendo ancora in fase embrionale questa proposta ha però bisogno di trovare ascoltatori attenti e disponibili. Ddunque stiamo verificando chi potrebbe darci una mano in sede politica, tenuto anche conto del fatto che le opinioni sul da farsi sono estremamente differenziate.

Servirà insomma molto tempo ed è ovvio che molto dipenderà dalla sensibilità e attenzione del Governo, perché si tratta di restituire un servizio obbligatorio come avveniva ai tempi della leva. Il servizio obbligatorio, se istituito offrirà uno strumento eccellente per la formazione delle nuove generazioni”.

FONTE

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