«La nostra vita si è fermata il 22 marzo del 1995, ogni notte mi sveglio con la scena degli ultimi istanti di vita di mio figlio che sbatte la testa sul cuscino e chiede aiuto».
Francesco Miccoli, di Fragagnano, è un papà distrutto. Ventidue anni fa la malasorte gli ha strappato il suo primogenito Lorenzo, militare di leva che allora era d’obbligo.
Ad ucciderlo, sostiene la magistratura a cui si è rivolto e dalla quale non ha avuto la giustizia che sperava, è stata una forma virale che gli ha consumato il fegato in 24 giorni.
Per lui, che da 22 anni sopravvive con questa convinzione, il suo Lorenzo è stato vittima di un farmaco iniettato in vena quando era ricoverato nel reparto di ematologia dell’ospedale di Pesaro dove era stato ricoverato per una banale mononucleosi.
Leggi tutto, clicca QUI