Editoriale di Fabio Perrotta
La settimana scorsa si è tenuta la videoconferenza del sindacato dei militari Itamil Esercito, inerente la libertà sindacale militare, durante la quale sono intervenuti l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, diversi esponenti politici e dei sindacati militari (qui il link della videoconferenza).
Tra gli interventi vorrei riprendere un aneddoto raccontato dall’Onorevole Domenico Rossi, già Generale di Corpo d’Armata e sottosegretario di Stato alla Difesa e Presidente del Cocer interforze.
L’onorevole, allora giovane tenente, nella sua funzione di scrutatore alle prime elezioni degli Organi di Rappresentanza del 1978, nelle prime due schede che tirò fuori lesse i nomi di Tex Willer e Kit Carson.
Secondo il relatore sarebbe stata la dimostrazione di come, allora, non fosse stata compresa l’importanza della rappresentanza militare.
Tex Willer e Kit Carson
Per i più giovani è, forse, opportuno rammentare chi siano Tex Willer e Kit Carson.
Sono i protagonisti di un fumetto, nato nel 1948, che ebbe particolarmente successo negli anni 60 e 70.
I due personaggi rappresentano il fascino del western. Tex personaggio grintoso, ironico, antirazzista e nemico di ogni ingiustizia. per i bianchi è un infallibile Ranger del Texas, per i Navajos è il saggio capo Aquila della Notte. Con lui il ranger Kit Carson, pistolero dal pizzetto e dai capelli grigi.
Quel voto a Tex Willer e Kit Carson era, come sostiene l’onorevole Rossi, sintomo di incomprensione dell’importanza della rappresentanza militare o lungimiranza riguardo alla reale portata innovativa di quella Legge?
1978 la Costituzione entra nelle caserme
Questo è il principio ispiratore contenuto nella Legge 382 approvata nel 1978, basta leggere le sedute di discussione parlamentari della VII Legislatura.
La realtà era ben diversa, poiché vennero vanificate tutte le speranze dei movimenti democratici dei militari.
Vi fu la negazione non solo delle aspirazioni dei militari alle riforme democratiche, ma anche delle speranze di dare dignità a tutte le componenti, di ogni grado, del riconoscimento libero e incondizionato dell’esercizio dei diritti civili, politici e sindacali.
La rappresentanza militare e la libertà sindacale militare
Con l’istituzione degli organi di rappresentanza militare (COBAR, COIR, COCER) di fatto, sono stati sacrificati i principi della libera organizzazione e del pluralismo sindacale.
Una rappresentanza che è stata concessa solamente per occupare lo spazio proprio del sindacato. Per impedire la sindacalizzazione avvenuta con la riforma della Polizia di Stato, avvenuta con la famosa Legge n. 121/1981.
Ma nessun organo di rappresentanza può e potrebbe sostituire un’autonoma organizzazione sindacale che, in piena libertà, possa stabilire i criteri direttivi, associativi, gli argomenti da affrontare e gli interlocutori da privilegiare.
Tutto ciò non poteva e non può, ancora oggi, essere surrogato da organismi di rappresentanza.
In pratica si è sancito l’assoluto ed esclusivo potere dei superiori nei confronti dei sottoposti, che in nessun modo possono partecipare a decisioni collettive.
In questo modo sono stati ricondotti tutti quei militari non disponibili al compromesso all’interno delle caserme e fatti assorbire dagli organismi di rappresentanza militare.
Nel frattempo, passi avanti sono stati compiuti con il D.Lgs. n. 195/1995, che ha previsto la concertazione e la successiva Legge 183/2010, con l’articolo 19, che possiamo definire incompiuta nell’attribuzione del ruolo negoziale che avrebbe dovuto assumere.
In ogni caso, gli organi di rappresentanza del personale militare non possono essere considerati equivalenti a un’associazione sindacale costituita sulla base del principio della libera associazione dei lavoratori, poiché la loro creazione non è libera e volontaria, ma prevista dalla legge.
Riforma della rappresentanza militare richiesta dal Cocer
E’ bene chiarire che la contrapposizione che si sta raffigurando non è tra delegati dei sindacati e degli organismi di rappresentanza, ma tra due forme diverse di rappresentatività.
Lo stesso Cocer della Guardia di Finanza ha più volte rivendicato una riforma della rappresentanza militare.
Rivendicazioni espresse nel 2007 in sede di audizione alla Commissione Difesa Senato e nelle assise plenarie di L’aquila 2008 e di Castelporziano 2011.
Una richiesta di riforma basata su sindacati o associazioni professionali completamente e finalmente autonomi dalla gerarchia, in modo tale da non configurare quei sindacati gialli, che per i lavoratori civili sono espressamente vietati dalla legge.
Libertà sindacale militare. Che fare?
La Legge in approvazione, riguardante la libertà sindacale militare, non piace e non può piacere alle associazioni sindacali militari. Ciò che si prospetta è sicuramente quello che si può definire un sindacato giallo.
Con questa Legge il rischio è che si riproponga la stessa situazione di 42 anni fa.
Almeno per ora, perché alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è in corso un intervento per il ricorso avanzato da 400 finanzieri.
Un ricorso che ha un tema importante che riguarda la disparità di trattamento dei Finanzieri rispetto agli appartenenti alla Polizia di Stato e stabilire se lo status militare sia solo formale.
Ovvie le conseguenze. Quale sarà l’esito e quanto tempo occorrerà per adeguare l’ordinamento interno all’eventuale decisione della Corte Europea?
Basta osservare il tempo trascorso dalla Sentenza n. 120/2018 per comprendere che i tempi non saranno brevi.
Allora non rimane, nel frattempo, che prendersi questa Legge così come sarà approvata dal Parlamento.
Tex Willer e Kit Carson, forse, non saranno d’accordo.
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