LA LEGGE CORDA LEGA LE MANI AI DIRITTI DEI MILITARI. IL SIBAS FINANZIERI PER UN SINDACATO VERO.

La famigerata legge Corda, che prende il nome dalla deputata pentastellata, avrebbe dovuto finalmente concedere i “diritti sindacali” ai militari  italiani. Invece nel corso dei mesi è stata stravolta dalla metamorfosi degli stessi 5 stelle, probabilmente in crisi d’identità, ed è stata trasformata in un intriso di norme coercitive che di fatto impongono veti perfino superiori a quelli imposti alla rappresentanza militare. Di questo ne sono  convinti  molti  esponenti sindacali del mondo militare. Di seguito il comunicato stampa del sindacato Sibas, Sindacato di Base del Comparto Sicurezza- Finanzieri:

La proposta di legge approvata dalla Camera dei Deputati e approdata mercoledì 23 u.s. al Senato, appare ictu oculi gravemente lesiva del principio costituzionale di libertà sindacale dei lavoratori militari, per i quali la sentenza n. 120/2018 della Corte costituzionale ha tardivamente cancellato l’anacronistico divieto di sindacalizzazione.

Essa è frutto di una vetusta e deleteria concezione di separazione dei corpi militari dello Stato dal resto della società e del mondo del lavoro. Se il testo venisse definitivamente approvato, le nuove formazioni sindacali sarebbero prive di reale potere contrattuale e avremmo di conseguenza delle rappresentanze militari privatizzate! Gattopardescamente, cambierebbe il nome ma non la sostanza, col rischio anzi di un arretramento sul piano dei diritti. Questo è semplicemente inaccettabile.

Eppure sarebbe ragionevole pensare all’estensione tout court dei diritti sindacali dei poliziotti – contenuti in una non avanzatissima normativa del lontano 1981, senza dubbio da migliorare per la Polizia di Stato – a tutto il personale delle Forze armate e delle forze di polizia a ordinamento militare.

I sindacalisti militari devono poter tutelare i diritti dei cittadini in divisa semplicemente “senza interferire nella direzione dei servizi o nei compiti operativi”, come stabilisce la legge n. 121/1981 di riforma della Polizia di Stato.

Davvero bizzarra è la norma che esclude dalla competenza dei sindacati “la trattazione delle materie attinenti all’ordinamento, all’addestramento, alle operazioni, al settore logistico-operativo, al rapporto gerarchico-funzionale e all’impiego del personale”.

Quindi cosa farà il sindacato militare, tratterà di buoni pasto e sceglierà se mettere a mensa le pere o le mele?

Incomprensibile è la giurisdizione della magistratura amministrativa per le condotte antisindacali: per quale valido motivo le condotte antisindacali dei poliziotti vanno valutate dal giudice del lavoro e quelle dei finanzieri dal giudice amministrativo?

Non può poi sfuggire l’iniquità della regola che collegherebbe la rappresentatività delle organizzazioni sindacali alla forza effettiva e non alla forza sindacalizzata (come nella Polizia di Stato), che peraltro introdurrebbe una inspiegabile disparità di trattamento tra forze armate con organici nettamente diversi.

I militari, dopo aver vissuto per oltre 70 anni in una condizione di incostituzionalità di fatto, meritano non pacche sulle spalle o ipocrite manifestazioni di vicinanza, ma una fattiva e concreta attenzione della politica per i loro diritti civili e sociali.

Per noi sindacalizzazione significa democratizzazione, significa modernizzazione, significa maggiore efficienza nell’interesse della collettività!

È su questo terreno che deve muoversi il dibattito parlamentare, per avere una buona legge che sappia rispettare e promuovere i diritti costituzionali dei cittadini in divisa, ed è per questi motivi che chiediamo ai gruppi parlamentari e ai singoli senatori della Commissione Difesa di farsi promotori di emendamenti che modifichino sostanzialmente la  legge Corda.

Solo così il Parlamento saprà raccogliere le istanze che vengono dal mondo del lavoro in divisa.

Roma, 28 settembre 2020


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