Grecia: Il Ministro della Difesa annuncia la chiusura di 132 basi militari

Trentatré basi militari chiuderanno nell’immediato, le altre 99 entro il 2030. Al loro posto verrà istituito un sistema di difesa terra aria.

In un contesto di crescenti tensioni regionali e flussi migratori in crescita, il ministro della Difesa Nikos Dendias è pronto a delineare ampie riforme per le Forze armate elleniche in un briefing alla Commissione per gli affari esteri e la difesa giovedì. 

I cambiamenti mirano a modernizzare le capacità militari della Grecia per affrontare le sfide del XXI secolo, concentrandosi sulla chiusura delle unità obsolete e sul rafforzamento della difesa aerea.

Dendias ha proposto di chiudere 33 basi militari che attualmente non hanno alcun valore operativo, con un totale di 132 caserme destinate alla chiusura entro il 2030. Questi tagli fanno parte di una strategia più ampia per semplificare le operazioni di difesa, riassegnando le risorse ad aree più critiche.

Un aspetto fondamentale delle riforme proposte è l’istituzione di un sistema di difesa aerea completo. Questa iniziativa mira a proteggere sia le isole dell’Egeo che la terraferma da una varietà di minacce aeree, tra cui i droni. Il piano include l’implementazione di tecnologia anti-drone insieme a sistemi missilistici di difesa aerea in grado di neutralizzare minacce a corto, medio e lungo raggio.

La strategia punta inoltre a ridurre la dipendenza dagli aerei dell’Aeronautica Militare ellenica potenziando le capacità di difesa aerea da terra.

La ristrutturazione include l’eliminazione graduale di sistemi obsoleti come il Tor-M1, l’Osa-AKM e l’Hawk, mentre si aggiorna il sistema di difesa missilistica Patriot. In particolare, la Grecia sta esplorando collaborazioni con aziende di difesa israeliane, sfruttando i forti legami diplomatici tra le due nazioni e la comprovata efficacia della tecnologia di difesa israeliana nei recenti conflitti mediorientali. Sono in corso anche colloqui con altre aziende internazionali per potenziali opportunità di coproduzione, in linea con la spinta di Atene per una maggiore autonomia di difesa.

Il piano di riforma si estende alla Marina, dove l’attenzione è rivolta al mantenimento di una flotta di 12-14 navi di superficie. Ciò include l’integrazione di quattro nuove fregate FDI e l’ammodernamento delle navi di classe MEKO esistenti. Sono sul tavolo anche i piani per l’acquisizione di nuove corvette e fregate di classe Constellation. 

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