Misura I.V.C. ( Indennità di Vacanza Contrattuale) non rivalutata. Ecco una stima degli eventuali arretrati

IL GOVERNO MELONI RICONOSCE UN AUMENTO DEL 1,5%, MA NON RIVALUTA L’I.V.C. IL MANCATO ADEGUAMENTO ECONOMICO È RILEVANTE, TANT’E’ CHE IL SINDACATO ANIEF RICORRE ALLA CORTE COSTITUZIONALE

 30 agosto 2023 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

L’ultima legge di bilancio ha previsto l’erogazione, nel solo anno 2023, di un emolumento accessorio una tantum, da corrispondere per 13 mensilità, da determinarsi nella misura dell’1,5% dello stipendio (lordo tabellare) che, finalmente, è stato corrisposto con la mensilità di agosto e, contrariamente a quanto presunto nei precedenti articoli, non assorbirà l’indennità di vacanza contrattuale in godimento, nonostante le risorse complessive dell’ultima legge di bilancio parevano non essere sufficienti per l’attribuzione di entrambe le provvidenze.

Pertanto, con la seguente tabella si indica l’importo mensile lordo dell’una tantum e quello del conguaglio delle somme relative al periodo gennaio-luglio 2023.

In teoria, tali somme dovrebbero costituire un acconto del futuro contratto per il triennio 2022/2024, in quanto non ancora stanziate le risorse per l’adeguamento contrattuale.

Il rinvio degli stanziamenti del contratto non è certo una novità del governo Meloni, in quanto tutti i precedenti governi hanno previsto gli adeguamenti nell’ultimo anno del triennio, ma in questo caso la differenza sta nel mancato aggiornamento dell’I.V.C. previsto da norme vigenti; infatti il comma 2, dell’art. 1, del D.P.R. n. 56/2022 stabilisce che l’I.V.C. sia rideterminata del 50% dell’aumento medio del costo della vita accertato nel 2022 e del 50% di quello previsionale per l’anno 2023, mentre il governo ha disatteso tale norma.

Secondo il presidente del sindacato della scuola Anief Marcello Pacifico il mancato aggiornamento dell’I.V.C. non è legittimo, pertanto ha presentato un ricorso alla Corte Costituzionale e invitato, nel frattempo, i lavoratori della scuola a diffidare l’amministrazione perché, a fronte della somma del tasso d’inflazione registrato per il 2022 e programmato per il 2023 a due cifre, il governo ha previsto un aumento di solo un 1,5%. Sempre lo stesso sindacalista sostiene che l’aumento mensile automatico dovrebbe essere di oltre 100 euro e di quasi 1.000 euro di arretrati dal 2022.

In sintesi, l’I.V.C. doveva essere aggiornata al 50% dell’IPCA comunicata dall’Istat il 7/6/2023 (definitiva 2022 + 6,6% e 2023 programmata al 6,6%) come segue:

 del 3,30% con decorrenza dal 2022 ai sensi della norma sopracitata che costituisce una sorta di clausola di salvaguardia in caso di inflazione a consuntivo superiore a quella programmata;

 del 3,30 % con decorrenza da luglio 2023 in base all’IPCA programmata.

La tabella a seguire indica una stima dell’importo dell’I.V.C. che sarebbe spettata da luglio c.a., il percepito ed il mancato adeguamento.

 

Infine, la tabella a seguire mostra il danno economico derivante dalla mancata corresponsione degli arretrati se, secondo la norma vigente, fosse stata adeguata l’I.V.C.

Si auspica che i sindacati di tutti i comparti del pubblico impiego intraprendano iniziative analoghe a quella del sindacato della scuola Anief, per ottenere il giusto adeguamento mensile e gli arretrati per il periodo pregresso, in quanto parliamo di cifre significative che arrecano un danno economico particolarmente rilevante in un contesto di alta inflazione

 

Condivisione
Metti un like alla nostra pagina facebook, Clicca QUI. Ci trovi anche su Telegram, Clicca QUI. (Se non hai Telegram, Clicca QUI)

Lascia un commento