Oggi proponiamo la singolare “storia” dell’ Appuntato dei carabinieri Agostino De Pasquale. Dopo aver denunciato illeciti dei suoi superiori, due marescialli ormai in quiescenza, fu mobbizzatto per vendetta per quasi 25 anni.
Articolo a cura di Salvo Bella tratto da ildelitto.it
Un appuntato dei carabinieri, Agostino De Pasquale, è stato perseguitato in Sicilia per un quarto di secolo, ma non dalla mafia e nemmeno per non avere sempre risposto ai superiori “comandi!”; ma perché ha denunciato dopo aver visto delle cose nelle quali non avrebbe dovuto ficcar naso.
“Hanno cercato – dice – di farmi passare per pazzo e di mandarmi in galera. Ho vissuto venticinque anni di pene perché ho fatto il mio dovere e ancora ne pago ingiustamente le conseguenze”. Quest’uomo, che mantiene alto l’orgoglio di essere un militare, ebbe nel 1985 la ventura di essere comandato per il servizio di vigilanza alla Banca d’Italia di Trapani, un lavoro che richiede alto senso di responsabilità, perspicacia e attenzione a 360 gradi.
“Ai cambi di turno – racconta – dovevano presenziare obbligatoriamente i nostri sottufficiali che avevano il compito di aprire ai militari che entravano e a quelli che smontavano dal servizio; poi dovevano riportare le chiavi al comando provinciale. Una mattina, però, con mia enorme sorpresa, ci ritrovammo con un duplicato di queste chiavi all’interno della Banca d’Italia, probabilmente fatto fare da due marescialli e da un brigadiere.
In sostanza era un escamotage con il quale i superiori evitavano di dover venire a sorvegliare le nostre uscite e le nostre entrate. Noi militari dunque avevamo il possesso indiscriminato di questo duplicato, con il rischio che qualcuno potesse farne altre copie e metterle nelle mani di qualche sconosciuto”. L’appuntato De Pasquale, com’era suo dovere, ne avvertì il capitano, che gli rispose spallucce: “Ma a te cosa interessa?”. A quel punto il graduato decise di mettere le chiavi al sicuro portandole al direttore della Banca. Non l’avesse mai fatto!
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