Se ne parlò tempo fa, quando un Militare fu denunciato da un suo collega , per aver esternato frasi poco gradite nei suoi confronti attraverso fb, ergo, meglio essere ripetitivi e ripubblicare la sentenza, piuttosto che dimenticarsene ed incappare in incidenti di percorso….
Sebbene a breve dovrebbe essere depenalizzata, la diffamazione su Facebook continua ad essere un reato aggravato per via dell’uso del mezzo di pubblicità: per cui, badate bene a cosa scrivete, specie nei momenti di collera; la linea dei giudici resta quella di un tempo: massima severità nei confronti delle offese lesive dell’onore. Così definire raccomandata una persona con un post sul social network integra la diffamazione con l’aggravante. È quanto chiarito dalla Cassazione con una recente sentenza [1]. “A causa dell’arrivo di collega sommamente raccomandato e leccaculo” scriveva un maresciallo nei confronti di un collega: la querela del destinatario del messaggio è stata inevitabile. Inevitabile anche la contestazione del reato di diffamazione e la successiva condanna a causa del carattere oggettivamente e gravemente ingiurioso e provocatorio delle espressioni sgradevolmente volgari. Quanto all’individuazione del destinatario dell’offesa non è necessario scrivere il nome e cognome dello stesso sul post per far scattare il reato di diffamazione: anche l’allusione è sufficiente se la vittima è facilmente individuabile, sia pure da parte di un ristretto cerchio di persone. E peraltro, l’inserimento dello scritto nel sito web dimostra la volontà di scegliere un mezzo di generalizzata attitudine ricettiva.
leggi la sentenza:
http://www.laleggepertutti.it/106520_definire-raccomandato-il-collega-su-facebook-e-diffamazione