Richiesta di apertura del tavolo contrattuale e possibili soluzioni alle trattenute stipendiali connesse al conguaglio fiscale Riportiamo il testo della lettera inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri il 2 febbraio 2024, dalla Segreteria Nazionale:
“… fin dall’incontro che si è svolto nella mattinata del 16 novembre 2023, presso la sala verde di Palazzo Chigi, dove si è svolto un confronto sul DDL stabilità 2024, con particolare riferimento agli stanziamenti relativi al rinnovo contrattuale del triennio 2022 2024, e i provvedimenti, che poi vi sono stati, in tema di politiche della sicurezza pubblica, tutele professionali, retribuzioni e specificità dei poliziotti, il Siulp ha dato atto in ogni occasione dell’importante segnale di riconoscimento alle donne e agli uomini in uniforme fatto dal Governo.
Un confronto che abbiamo inteso anche come un riconoscimento del nostro impegno nel paese, per le ricadute positive nei confronti della società civile e dei processi economici delle funzioni che la legge attribuisce ai poliziotti e alle forze di polizia poiché, come Lei ha affermato “la Sicurezza pubblica è libertà e la libertà è alla base di ogni comunità democratica quale precondizione per un sereno e proficuo sviluppo sociale, economico e politico”.
Tuttavia il significativo sforzo fatto dal Governo per individuare le risorse per la stagione dei rinnovi contrattuali che, certamente, pur non essendo le stesse completamente sufficienti per recuperare il gap inflattivo che ha eroso le nostre retribuzioni e quelle di tutti i dipendenti pubblici e dei lavoratori, sicuramente rappresentano le condizioni per approdare ad un accordo che aumenterà le retribuzioni dei poliziotti e la sicurezza dei cittadini.
Tuttavia l’attuale ritardo nell’apertura del tavolo per il rinnovo contrattuale sta facendo svilire, per il trascorrere del tempo, gli sforzi fatti per l’individuazione dei 5 miliardi di euro dedicati al rinnovo contrattuale dei comparti pubblici delle funzioni centrali. Ribadendo l’apprezzamento per l’impegno del Governo sui temi della sicurezza pubblica, della tutela delle forze di polizia, della prevenzione e del contrasto del terrorismo e della criminalità organizzata, spesso ci troviamo, purtroppo, a dover far fronte a situazioni perniciose che mettono in discussione, per la funzionalità dell’iter amministrativo, non solo gli sforzi anzidetti, ma persino la fiducia e il senso di appartenenza allo Stato. Infatti, alcune situazioni puntualmente si ripetono.
Ogni anno, ad esempio, si replica la problematica riguardante la questione dei conguagli fiscali che determinano problematiche sulla politica dei redditi delle famiglie sia per le conseguenze della mancata rateizzazione sia per l’insufficiente oppure mancato preavviso da parte del sostituto d’imposta, che rischiano di vanificare gli sforzi fatti, anche dal punto di vista economico, operati dall’esecutivo.
Nella busta paga di febbraio alcuni dipendenti troveranno dei conguagli a debito, per somme elevate, tali da ricevere in concreto pochi euro di stipendio. È evidente che i datori di lavoro, in qualità di sostituti d’imposta, debbano eseguire le operazioni di conguaglio di fine anno sulla contribuzione globale dei lavoratori e degli elementi variabili della retribuzione.
Si tratta, di fatto, di un ricalcolo d’imposte IRPEF e contributi INPS dovuti da dipendenti e collaboratori (ma è lo stesso per i pensionati che ad esempio hanno l’INPS come sostituto d’imposta) sulla base del reddito effettivamente percepito nell’anno d’imposta. Il tutto solo per seguire una procedura che non prevede la possibilità di diluire su più mensilità il debito accertato. Purtroppo la situazione in questione, incidente sulla retribuzione mensile, desta grande preoccupazione e estrema difficoltà per tutti coloro che vivono del solo stipendio. Non è sufficiente affermare che la ragione di tali conguagli è riferibile al recupero di “ulteriori detrazioni” di cui si sarebbe beneficiato nel corso dell’anno precedente.
Così come non è accettabile il mero collegamento con la Legge 438/1992, senza valutare la possibilità di dilazionare la somma dovuta. Manca un sistema di “allerta” per consentire un rimedio da parte del singolo, in modo da chiedere la rateizzazione dell’eventuale differenza tra le ritenute d’acconto operate mensilmente nel corso dell’anno solare precedente e l’imposta effettivamente dovuta sull’ammontare complessivo degli emolumenti erogati (trattamento economico fondamentale e accessorio) nell’anno precedente, tale da determinate sia le ritenute addizionali a carico del contribuente sia il conguaglio per i contributi previdenziali.
Non sono nemmeno indicate le condizioni per attuare le operazioni di conguaglio contributivo, in modo da verificare la corretta applicazione delle aliquote contributive correlate all’imponibile in maniera da accertare l’imputazione all’anno di competenza di alcuni emolumenti variabili. Bisognerebbe, sommessamente, entro il 28 febbraio dell’anno successivo, rispetto all’anno di riferimento, calcolare in base al reddito complessivo annuo, quanto trattenere ai dipendenti sia a titolo di Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF) sia a titolo di trattamento integrativo consentendo delle soluzioni quali, ad esempio, meccanismi di rateizzazione mensili ovvero modifiche periodiche in base alle singole variazioni.
Una soluzione, dunque, che eviterebbe una sofferta conseguenza per il lavoratore, che rischia così di vedersi riconosciuto un netto notevolmente inferiore rispetto a quello dei mesi precedenti. Trattenere somme di denaro che quasi azzerano la retribuzione, sono a nostro parere anche in contrasto con la normativa vigente, in materia di accertamento delle imposte sui redditi, la quale stabilisce che in caso d’incapienza delle retribuzioni per il prelievo delle imposte dovute in sede di conguaglio di fine anno, entro il 28 febbraio dell’anno successivo, è possibile dichiarare per iscritto al sostituto d’imposta di volergli versare l’importo corrispondente alle ritenute ancora dovute. In altre parole di autorizzarlo a compiere il prelievo sulle retribuzioni dei periodi di paga successivi al secondo dello stesso periodo d’imposta.
Lo segnaliamo anche per evitare di esporre, più di qualcuno, a possibili insolvenze finanziarie. Conoscendo la Sua sensibilità sul benessere dei cittadini e degli operatori di polizia, di voler valutare l’opportunità di attivare gli uffici preposti affinché NoiPa possa correggere la procedura attuale e prevedere un rimedio che eviti che i lavoratori, in sede di conguaglio fiscale, possano trovarsi con zero euro di stipendio.
Contestualmente, per tutte le questioni evidenziate in premessa, invochiamo un Suo cortese intervento al fine di sollecitare l’apertura del tavolo contrattuale sia per la dirigenza, aperto ormai da oltre sei anni e non ancora definito, sia per l’area non dirigenziale che è già scaduta da oltre due anni.