Era l’11 marzo 2019 quando il sottufficiale uccise a colpi di pistola Vincenzo d’Aprile, rivale in amore. Il militare freddò il ristoratore con tre colpi di arma da fuoco mentre questo si trovava insieme all’ex moglie e ai figli in piazzale Ferro, nel quartiere della Chiappa, alla Spezia.
Per la consulente della difesa, l’uomo è affetto da un’”infermità mentale”. Tale tesi è stata diagnosticata dal professor Pietro Pietrini, esperto in psichiatrica nonché direttore della Scuola Imt di Lucca.
Secondo la diagnosi del professore, il militare quando uccise d’Aprile, era “incapace di intendere e volere, in conseguenza di un disturbo di personalità”.
Da quanto si apprende da un’articolo a firma di Corrado Ricci su “La Nazione”, il militare sarebbe affetto da una patologia che ” permea tutta la sua vita”.
La patologia psichiatrica però non era mai stata diagnosticata dagli accertamenti medici dell’Arma Azzurra. Le stesse note caratteristiche del militare lo descrivevano come un lavoratore preciso ed impeccabile.
Secondo il ragionamento dello psichiatra però, tali prerogative non garantirebbero un comportamento simile nella vita reale, anzi, “potrebbero rivelarsi addirittura fattori di rischio”.
“Il militare girava armato e cambiava spesso posto in cui dormire – spiega Pietrini – Questo derivava dal suo stile di vita meticoloso, programmatico e calcolatore, che lo hanno indotto ad assumere il ruolo di protettore, enfatizzando le paure.
Inoltre – secondo lo psichiatra – il militare non ha mai assunto farmaci, finendo col diventare attore di un film nel quale ricopriva il ruolo sia di vittima che di protagonista.
La tesi dello psichiatra ha indotto i giudici a disporre un’ulteriore perizia superpartes affidandola al medico legale Gabriele Roca e allo psichiatra Pietro Ciliberti.
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