Forte preoccupazione esprime il Sindacato Italiano Autonomo Militare Organizzato Esercito (S.I.A.M.O. Esercito) per le modifiche normative che si stanno elaborando presso lo Stato Maggiore della Difesa che riguardano la Cassa di Previdenza delle Forze Armate (CPFA).
Tali modifiche prevederebbero , tra l’altro, l’abrogazione dell’Assegno Speciale riconosciuto agli Ufficiali collocati a riposo con diritto a pensione, dopo 8 anni da tale data e comunque non prima del 65° anno di età.
La preoccupazione manifestata da molti iscritti del sindacato, in questa delicatissima materia, è ampiamente giustificata dalla mancanza di iniziative e del necessario dialogo per cercare una definitiva risoluzione ai problemi previdenziali e all’avvio della previdenza complementare per il personale delle FF.AA.
Preso atto quindi che ogni modifica possa impattare in maniera sostanziale sui benefici economici futuri dei propri iscritti e di tutto il personale militare, riteniamo doveroso che tutti i sindacati militari, siano chiamati a partecipare ai tavoli tecnici, alla stregua di quanto già fatto con la Rappresentanza Militare, chiediamo quindi un incontro urgente con le unità organizzative preposte dell’Amministrazione Difesa sulla tematica in argomento al fine di essere edotti sulle proposte normative in atto e sui risvolti verso il personale.
Riconosciamo la complessità sulla gestione della Cassa di Previdenza e la necessità di effettuare degli interventi correttivi al fine di garantire la sostenibilità finanziaria dei fondi, ma ciò deve avvenire nella piena trasparenza e inclusività.
La trasparenza si può ottenere solo con la pubblicazione dei bilanci e con la possibilità, per ogni aderente, di visualizzare il montante versato e l’indennità supplementare maturata (cosa che ad oggi viene negata):
l’inclusività, può essere assicurata solo mediante la doverosa convocazione delle associazioni professionali a carattere sindacale che, per la sentenza della Corte costituzionale e le successive direttive del Dicastero della Difesa, hanno pieno titolo a rappresentare il personale militare.
Infine riteniamo che ogni modifica non possa comunque prescindere dalla garanzia di un trattamento economico di quiescenza dignitoso, che si ottiene solo iniziando una concreta, trasparente e partecipata discussione sulla partenza della previdenza complementare per il personale militare, con particolare attenzione ai graduati delle Forze Armate che, ad oggi, non sono destinatari di alcun beneficio e in futuro risentiranno, più di altri ruoli, del “gap” economico all’atto del collocamento in quiescenza.
Paventare l’istituzione di un loro fondo che confluisca nell’attuale sistema delle Casse senza le dovute garanzie e senza aver aperto la necessaria discussione sulla previdenza complementare, sembra solo un modo di acquisire nuove risorse per mettere in sicurezza un sistema, che non si è rivelato un adeguato strumento di tutela economica dei militari.
Roma, 22 GENNAIO 2021
IL DIRETTIVO NAZIONALE
S.I.A.M.O. ESERCITO
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