“Si è da poco conclusa l’udienza delle Sezioni centrali d’appello riunite della Corte dei conti che, dopo aver emanato ad inizio anno una sentenza contenente un positivo parere di massima su piccoli benefici da applicare alla quota retributiva delle pensioni dei militari più anziani, era ieri chiamata ad esprimersi anche per i colleghi in possesso di un’anzianità di servizio meno elevata, ma comunque già in servizio nel 1996”.
“Tecnicamente – precisa il sindacalista – si tratta della corretta applicazione dell’art. 54 del d.P.R. 1092/1973, a lungo controversa con l’Inps il quale, solo il 14 luglio scorso, con la circolare n. 107, ha annunciato che applicherà la richiamata sentenza del 4 2021, che gli impone di erogare quei benefici d’ufficio a tutti i militari in possesso al 31/12/1995 di almeno 15 anni di servizio utile”.
“Si tratta di una volontà precisa, espressa dal Legislatore nel lontano 1973 e mai smentita da nessuna delle riforme pensionistiche che si sono susseguite nei decenni successivi e siamo cautamente ottimisti sul fatto che, dopo l’udienza da poco conclusa della Corte dei conti, analoghi benefici verranno riconosciuti anche ai militari che a fine 1995, all’entrata in vigore della ‘Riforma Dini’, non avevano ancora raggiunto i 15 anni di servizio”.
“In ogni caso – precisa Chainese – resta però aperta una questione essenziale che si rifà sempre alla chiarissima volontà del Legislatore dell’epoca che, nell’elencare i beneficiari, al di là dello ‘status’ militare aveva richiamato uno per uno tutti i corpi poi confluiti nel Comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, mentre l’Inps esclude Polizia di Stato e Polizia Penitenziaria solo perché non si chiamano più Corpo delle guardie di pubblica sicurezza e Corpo degli agenti di custodia”.
“Tutto ciò è inaccettabile, anche alla luce del fatto che è stata proprio la Corte dei conti ad affermare che non ha alcuna importanza che ad esempio i Vigili del fuoco non sono – e non sono mai stati – militari perché ciò che conta è ‘l’operatività’ del Corpo: si vuole forse ipotizzare che Polizia di Stato e Polizia penitenziaria non sono operative?”.
“Nel silenzio della politica si è venuta a creare una confusione inaccettabile, che determina una pesante quanto ingiustificata compressione dei diritti di quasi la metà dei Servitori dello Stato che non hanno “status militare”.
Urge pertanto un intervento immediato e determinato dei vertici del Ministero dell’intero e di quello della giustizia per inserire una misura perequativa all’interno del ‘pacchetto specificità’ che verrà elaborato in parallelo con il rinnovo cel contratto di lavoro per il triennio 2019/2021:
i colleghi ad ordinamento civile non possono essere considerati ‘figli di un Dio minore’”.