Il legale del Poliziotto Abbrescia, Eugenio Pini dopo l’archiviazione disposta dal Gip ha rivolto un pensiero ai due ragazzi morti e ai loro familiari ma ha definito la richiesta della procura e l’ordinanza del gip inconfutabili e portentose
Il gip di Tivoli ha disposto l’archiviazione nei confronti di Nicola Abbrescia, il poliziotto di Guidonia che nel 2017 sparò e uccise due rapinatori durante un conflitto a fuoco.
L’agente all’ epoca si trovò sulla scena di una rapina a mano armata. I due malviventi, alla guida di un furgone, speronarono un’autovettura. Scesi dal furgone, entrambi armati di pistola e con il passamontagna , picchiarono l’uomo alla guida dell’auto chiedendogli i 9 mila euro che aveva al seguito.
Abbrescia vista la scena non esitò ad intervenire armato della sua pistola d’ordinanza intimando ai due malviventi di fermarsi. Simone Brunetti e Emanuele Taormina puntarono le loro pistole contro il poliziotto e tentarono la fuga . Abbrescia aprì il fuoco uccidendoli entrambi. Il Sap, a difesa del collega che fini indagato, promosse una raccolta fondi per aiutarlo a sostenere le spese legali.
Il gip dopo oltre un anno e mezzo , oggi ha disposto l’archiviazione, rilevando che il poliziotto è stato «costretto» a sparare «dalla necessità di evitare un pericolo imminente per la propria vita, rappresentato dalla circostanza in cui i due ragazzi gli avevano puntato contro le loro pistole, a nulla rilevando che le armi non avessero alcuna potenzialità lesiva».
Il legale del Poliziotto Abbrescia, Eugenio Pini, dopo l’archiviazione disposta dal Gip ha rivolto un pensiero ai due ragazzi morti e ai loro familiari ma ha definito la richiesta della procura e l’ordinanza del gip inconfutabili e portentose in quanto dipingono il comportamento del polizotto, non solo impeccabile, ma doveroso, ovvero: in quel momento non si sarebbe potuto e dovuto comportare diversamente».
Stefano Paoloni segretario generale del Sindacato autonomo di polizia (Sap) , in un comunicato stampa ha espresso soddisfazione ma anche rammarico . “Siamo soddisfatti per quanto rilevato dal Gip- ha dichiarato il Segretario del Sap, è stato riconosciuto l’uso legittimo dell’arma, considerato il pericolo cui era esposto il collega e la vittima della rapina. Allo stesso tempo – continua Paoloni -, siamo anche rammaricati, perché nonostante l’evidenza dei fatti, il collega ha dovuto affrontare un processo durato quasi due anni e pagare spese legali di tasca propria, con tutto ciò che ne consegue quando si finisce indagati per fatti di servizio. Questo, ancora una volta – conclude il sindacalista -, ci porta a chiedere idonee garanzie funzionali per i colleghi che finiscono sotto processo per fatti di servizio, come la partecipazione dell’Amministrazione al procedimento penale con professionisti incaricati”.