L ‘Italia spende solo 1,11 per cento del PIL per la sua difesa ed è ben al di sotto del benchmark dell’alleanza del 2 per cento, ma apporta un notevole contributo alla sicurezza europea. Sono soltanto sette i paesi membri della NATO che spendono meno.Tra gennaio e giugno di quest’anno, la Guardia Costiera italiana ha salvato 21.540 migranti da 188 barconi, la Marina Militare Italiana ha portato in salvo 3.444 migranti e la Guardia di Finanza ha salvato quasi 400 persone stipate in barche di contrabbandieri.
A questo vanno aggiunte le truppe italiane impiegate nelle missioni NATO e ONU nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, nonché la partecipazione del paese all’operazione Sophia, una missione navale dell’UE che ha salvato 5.676 migranti dall’inizio dell’anno. Questo evidenzia di come L’Italia sia diventata una sorta di “poliziotto d’Europa”.La guardia costiera italiana, spesso, recupera i migranti al di fuori delle acque del territorio nazionale. Allo stesso modo, la Marina Militare Italiana, non esita a salvare migranti, pur se la ricerca ed il salvataggio non fanno parte del proprio compito istituzionale. La missione della Guardia di Finanza (Navale) invece, sarebbe quella di intercettare i contrabbandieri di droga e di danaro, ed invece è sempre pronta a dare il proprio contributo in caso di bisogno , specie quando i contrabbandieri sovraccaricano i loro barconi con persone disperate che mirano a raggiungere l’Italia, nel totale menefreghismo del governo libico.
Le truppe italiane inoltre partecipano a molte altre missioni da cui l’Italia potrebbe ragionevolmente chiedere di essere esclusa. Secondo i dati raccolti dall’Istituto Affari Internazionali (IAI), l’anno scorso un totale di 6.092 soldati italiani sono stati impiegati in missioni internazionali in Medio Oriente, Mediterraneo, Balcani, Corno d’Africa e Afghanistan. Circa 600 italiani sono impiegati in Kosovo; altri 1.100 in Libano. Le truppe italiane sono situate anche in Libia ed in Somalia.Quest’anno, altri 140 italiani sono stati dispiegati in Lettonia nell’ambito dell’iniziativa denominata “Enhanced Forward Presence” a patrocinio della NATO. Il totale delle truppe italiane coinvolte nelle operazioni internazionali quindi è di 28.000 militari.
Secondo l’ IAI , lo scorso anno le missioni internazionali sono costate al governo italiano più di 1 miliardo di euro, a prescindere dal costo delle missioni di ricerca e salvataggio della marina, della guardia costiera e della Guardia di Finanza, ma ecco il paradosso: tutti gli sforzi compiuti dalle Forze Armate italiane non sembrano interessare alla NATO. Basti pensare che un paese come la Grecia sia considerato membro di maggiore rilievo, solo perchè investe nella difesa il 2,4% del PIL. La Grecia salva i migranti dalle sue coste, ma non partecipa a missioni militari dell’UE o della NATO.
Le statistiche della NATO si riducono quindi ad un mero calcolo della spesa per la difesa, senza tener conto di quanto un paese spenda sulle attività di sicurezza internazionale.”Inoltre, alcuni paesi, al contratio dell’Italia, mettono tutto il possibile nel bilancio della difesa per raggiungere l’obiettivo del 2%”, ha dichiarato Stefanini, ex ambasciatore italiano alla Nato.
E’ nell’interesse dell’Italia stabilizzare le acque ed i territori che la circondano, un altro esodo di kosovari sarebbe difficile da gestire, per non parlare di un afflusso ancora maggiore di richiedenti asilo provenienti dalla Libia. Il Libano affronta una situazione potenzialmente esplosiva che coinvolge, tra le altre cose, il passaggio dei migranti dalla Siria.
Articolo tratto da politico.eu