Dopo il tentativo, naufragato nel 2004, si torna a parlare di riforma della Giurisdizione militare.
di Paolo Melis
Se quindici anni fa a sostenerla era il Governo Berlusconi, per tramite del Ministro della difesa, Martino e della Giustizia, Castelli, oggi il promotore di un nuovo disegno di legge è il M5S, per tramite del vice capo Gruppo in Commissione Difesa alla Camera, On. Aresta.
Già l’accostamento tra Berlusconi e M5S sembra un ossimoro. Lo è anche di più se, come emerge dalle dichiarazioni che hanno accompagnato la presentazione del disegno di legge, si scopre che l’intento finale dell’iniziativa parlamentare, oggi come allora è quello di estendere la platea dei reati militari per giustificare la sopravvivenza della Magistratura Militare.
Nel 2004 un importante peso nell’affossamento del provvedimento lo ebbero il Magistrato Domenico Gallo e il Procuratore Militare Paolo Scarfi. Con due dettagliate ed approfondite analisi denunciarono il tentativo di “militarizzazione” dei reati comuni commessi da militari. Non era infatti certamente tollerabile la ripartizione della giurisdizione tra la autorità giudiziaria ordinaria e la magistratura militare, precisando che sarebbe stato estremamente auspicabile un intervento radicale sull’ordinamento giudiziario militare, con soppressione del ruolo dei magistrati militari.
Oggi il M5S fa una giravolta straordinaria, anche rispetto ai suoi orientamenti più recenti. Infatti mentre nel 2013 presentava un disegno di legge esattamente opposto, volto ad istituire una sezione specializzata per i reati militari presso i tribunali ordinari ed a sopprimere i tribunali militari.
Adesso è invece lo stesso Ministro della Difesa Elisabetta Trenta a chiedere una celere calendarizzazione del dibattito in Commissione Difesa del progetto di legge 1402, il cui primo firmatario è appunto Giovanni Aresta, chiarendo che si tratta di un progetto che amplia la giurisdizione militare su una cospicua serie di ipotesi penalmente rilevanti. L’argomentazione a giustificazione di una tale scelta è da attribuire, stando a quanto chiarisce il Ministro, alla necessità di evitare all’indagato o imputato in armi di subire un doppio procedimento sia militare che civile risparmiandogli di sostenere maggiori oneri economici.
Aresta precisa inoltre che “una nuova previsione normativa permetterà di perseguire come reati militari i delitti di violenza privata e di violenza sessuale, allo scopo di contrastare fenomeni di prevaricazione tra militari, spesso in danno delle donne in uniforme”.
I deputati del M5S chiariscono : “La nostra proposta punta ad unire efficienza ed economicità al sistema, evitando una inutile e dispendiosa duplicità di procedimenti con l’effetto di ridurre l’enorme contenzioso che grava sulla giustizia ordinaria – caratterizzata da inefficienze, difficoltà e tempi processuali lunghissimi – e, contestualmente, attribuire un maggior carico di lavoro ai magistrati militari, oggi di fatto sottoutilizzati.”
Insomma tutto sembra apparentemente a fin di bene. Ne giovano gli imputati, i tribunali ordinari e vengono maggiormente tutelate donne.
Peccato che oggi come nel 2003 la soluzione più semplice sarebbe quella di abolire i tribunali militari che hanno un costo spropositato rispetto alla mole di lavoro che sostengono. Una media di dieci procedimenti l’anno per ciascuno dei magistrati che vi operano.
Ci sarà un motivo se i tribunali militari sono una peculiarità tutta italiana nel panorama internazionale? Siamo gli unici insieme alla sola Algeria a tenerli ancora in vita. Logica vorrebbe che i 58 magistrati militari, andassero ad operare nella magistratura ordinaria, alleggerendo il carico di lavoro di tutti gli altri loro colleghi, presso la quale potrebbero essere aperte specifiche sezioni, senza cercare nuovi e più fantasiosi modi di punire il personale militare al solo scopo di garantire la sopravvivenza di una casta di pochi eletti.