Taglio Cuneo Fiscale 2023, ecco gli effetti in busta paga

29 novembre 2022 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

Per cuneo fiscale si intende la somma delle imposte (dirette, indirette, contributi previdenziali) che impattano sul costo del lavoro, sia dalla parte dei datori di lavoro, sia rispetto ai lavoratori dipendenti, autonomi o liberi professionisti. In sostanza, il cuneo fiscale è la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta ricevuta dal lavoratore. Attraverso questo parametro si possono quantificare gli effetti della tassazione del costo del lavoro sul reddito dei lavoratori, dell’occupazione e del mercato del lavoro.

Le riforme per il taglio del cuneo fiscale

Il primo taglio del cuneo fiscale di una certa consistenza è stato introdotto dal governo Renzi che con l’articolo 1, legge 23 dicembre 2014, n. 190, ha reso strutturale il credito di imposta riconoscendolo per un importo di 80 euro mensili in caso di reddito complessivo non superiore a 24.000 euro, fino a decrescere e azzerarsi al raggiungimento di un livello di reddito pari a 26.000 euro.

Con la Manovra del 2019 del governo Conte1 si era parlato di taglio del cuneo fiscale, ma in concreto sono solo state abbassate le tariffe Inail di qualche euro a favore delle aziende e la complessa materia del costo del lavoro è rimasta sostanzialmente invariata.

Nel 2020 il governo Conte2 aveva promesso un taglio del cuneo fiscale di 100, ma col decreto legge n. 3 del 5 febbraio 2020 l’esecutivo ha semplicemente esteso il bonus Renzi anche ai redditi fino a 28mila euro, laddove il limite precedente era di 26.600; inoltre ne incrementava l’importo da 80 a 100 euro che scendeva progressivamente all’aumentare del reddito. In sintesi, per la maggioranza dei lavoratori dipendenti (circa il 75% in base ai redditi presenti nella banca dati dell’agenzia delle entrate) l’aumento in busta è stato di 20 euro.

Il governo Draghi, prima con la legge di bilancio 2022, poi col d.l. aiuti bis, ha previsto un taglio del cuneo fiscale, riducendo del 2% i contributi a carico del lavoratore dipendente con reddito annuo lordo fino a 35.000 euro.

Il prossimo intervento sul cuneo fiscale è previsto dall’ultima bozza di legge di Bilancio 2023 con un ulteriore taglio contributivo che prosegue sulla strada tratteggiata dal precedente governo Draghi. Viene confermata, così, per il 2023 la riduzione del cuneo fiscale contributivo, tutto a vantaggio dei lavoratori, per due punti fino a 35mila euro di reddito, e di un punto ulteriore, quindi in totale tre punti, fino a 20mila euro.

È opportuno precisare che l’effetto concreto di questo taglio si assottiglia perché i contributi risparmiati vanno ad incrementare il reddito imponibile ai fini Irpef e che il beneficio per il lavoratore non va ad inficiare il trattamento di pensione in quanto l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche non viene alterata, rimanendo al 33% di cui il 9,19% a carico per la generalità dei dipendenti del settore privato e 8,80 per gli statali.

In tabella gli aumenti totali netti dal 2023 delle misure introdotte dal governo Draghi e Meloni.

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